Avvertenze: questo è un post lungo, ad altissimo tasso di immagini e sentimentalismi.
Da qualche anno i viaggi hanno cominciato a occupare una buona parte della mia vita. Non perchè viaggi quanto vorrei, ma perchè passo più o meno tutto l’anno a pianificare le prossime mete (e a mettere da parte i soldi necessari – vile danaro!).
New York è stata la mia prima meta oltreoceano, il primo volo lunghissimo e una fifa indecente, è stato un viaggio durato molto più di quei 15 giorni sul posto. Ho passato mesi a leggere blog di viaggi, guide, a informarmi e a trascrivere indirizzi utili e itinerari possibili. Ho preparato anche un diario di viaggio in cui ho poi raccolto quelle giornate per poter fare quello che sto facendo oggi: aprirlo, sfogliarlo e sognare un po’.
La doverosa premessa è che quando viaggio faccio essenzialmente tre cose: cerco di scoprire del posto che visito quante più cose possibile, mangio e faccio shopping. Non sono una backpacker, un po’ per la mia indole da organizzata cronica, un po’ perchè mi piace che il viaggio sia anche vacanza e mi ritaglio una certa dose di agio e tranquillità. Per questo motivo questo racconto è poco avventuroso, si tratta piuttosto di uno sguardo sulla città rilassato e calorico con qualche curiosità e indirizzi di luoghi dove dilapidare patrimoni in cose da food blogger e materiale creativo.
Time Square
Molte guide dicono di non sprecare il tempo a Time Square. Sì, hanno ragione, ma una prima volta in città vale una toccata e fuga. A Time Square c’è un sacco (ma veramente tanta) gente, un po’ come ovunque a New York, ma qui sembra persino di più, uscire dalla metropolitana e ritrovarsi in questa vertigine di luci, cartelloni e umanità fa girare la testa. A me è sembrato un buon inizio, un po’ tipo o ti innamori o ti viene voglia di scappare. E io mi sono innamorata.
Rockefeller Center e Empire State Building
Guardare questa città da quell’altezza stratosferica e scoprire che, a perdita d’occhio, non si vede la fine, dà la misura della sua enormità. Per me è valsa la pena salire su entrambi i grattacieli per godere della vista della città sia di giorno che di notte.
Per accedere al Top Of The Rock è necessario prenotarsi e attendere il proprio turno. L’attesa può essere spesa, insieme a un paio di stipendi, all’interno della struttura che altro non è che un enorme – gigantesco – centro commerciale. New York da lassù, di notte, regala un brivido fortissimo, toglie letteralmente il fiato.
(Durante la salita in ascensore testa alta, il soffitto è quasi una macchina del tempo)
La salita in cima all’Empire, simbolo della città insieme a Lady Liberty, non necessita di prenotazione e non c’era nemmeno coda, non saprei dire se per fortuna o organizzazione dello staff. In un bel giorno di sole dall’osservatorio di questo grattacielo si può guardare questa città frenetica e agitatissima come se fosse un modellino e sentirsi per un po’ sul tetto del mondo.
Liberty Island e Ellis Island
Da Battery Park partono quotidianamente molti battelli che si muovono verso le isole nella baia di New York.
Liberty Island è l’isola di Lady Liberty, quella che vedi da lontano e – in vena di citazioni scontate ma con molta poesia – ti viene da strillare “Americaaaaaaaaaa“. Prenotando con un centro anticipo (diversi mesi di anticipo) ci si può infilare dentro la pancia della Statua della Libertà e salire fino in cima. Una moltitudine di gradini e di gradi più tardi (soprattutto se è bella stagione e fuori il caldo ti scioglie) puoi osservare quel pezzo di terra e di mare così come lo vede lei, dal 1886. Al di là del valore artistico della statua quello che tocca ed emoziona tantissimo è quell’ideale che rappresenta e che a New York si sente più che in altri posti, forse, ma che sembra quasi irraggiungibile.
Ellis Island è il posto di New York di cui ho meno foto. È un luogo emozionante, la moltitudine di uomini e donne che è passata di qua in cerca di speranza e futuro ha lasciato un segno e non solo negli oggetti e nelle carte originali. Tra questi muri si respirano l’intensità di quei momenti, la paura e le aspettative. È difficile non chiedersi cosa sia stato di quelle facce e di quei nomi, è difficile non farsi toccare nel profondo.
American Museum of Natural History
Impossibile non entrare in questo museo e sentirsi catapultati nel film che l’ha reso più celebre: Una notte al museo. Ti aspetti da un momento all’altro di vedere muoversi i personaggi dei bellissimi diorami, anche perchè sembrano davvero vivi. Dopo aver visitato il museo ho capito da dove è venuta l’ispirazione per raccontare una storia simile. L’esposizione è magnifica, la sezione di pesci e insetti lascia senza parole, è un museo che richiede tempo e voglia di camminare ma vale tutta la fatica. All’interno, inoltre, c’è uno spazio dedicato alle stelle al centro della quale si trova una struttura a sfera. Dentro questa bolla c’è lo spettacolo dello spazio profondo, una proiezione che va oltre la tecnologia 3D e stupisce più di quanto si possa raccontare.
MoMA – Museum of Modern Art
Non sono un’esperta d’arte ma la mia grande passione da sempre è Vincent Van Gogh. Sono andata al MoMA, dritta al quinto piano, solo per lui: un colpo al cuore. Il museo è un luogo pazzesco, pieno di bellezza e ispirazione; per i più nerd c’è anche una zona dedicata i videogiochi degli anni 80 e sono tutti giocabili, senza neanche bisogno di cercarsi in tasca le ultime 200 Lire. Altrettanto bello è il MoMA Design Store dove si possono ammirare e acquistare una moltitudine di oggetti da sogno: matite che quando si temperano fanno l’arcobaleno? CELO.
Gran Central Station
Alla Grand Central Station ci sono molti treni, molta umanità, molta bellezza e anche molte curiosità. È la stazione più grande del mondo, così grande che da qualche parte c’è anche un campo da tennis e in uno dei suoi molti corridoi c’è una galleria acustica che permette, parlando in uno degli angoli di ascoltare tutto dall’angolo opposto.
Dentro la Grand Central Station c’è anche un grosso mercato (qualcosa a metà tra mercato e supermarket, in realtà), ho dovuto entrarci, la curiosità era troppo forte. Ho trovato il famigerato salame pepperoni, strane mozzarelle e tagli di carne spessi come le mie bracciotte, ma anche distese di spezie, brioche appena sfornate, dolcetti e ogni tipo di frutta e verdura. A New York non esistono stagioni e le verdure hanno più colori di quelli che avevo mai visto altrove.
Broadway
I maniaci dell’organizzazione partono preparati e infatti, già in partenza, avevo in tasca il biglietto per vedere uno spettacolo musicale in uno dei molti teatriche si trovano su quest famosa strada. Ho scelto Chicago perchè è un musical che conosco molto bene e, nel caso in cui avessi perso qualche battuta, sarei stata certa di non annoiarmi. I musical hanno prezzi abbastanza alti ma prenotando in anticipo si può approfittare di ottime offerte. È un’esperienza che consiglierei a chi come me, ama questo genere.
Ponte di Brooklyn
Esiste davvero. E io non ci credevo finchè non mi sono ritrovata a passeggiarci sopra. Perciò non solo esiste ma è anche transitabile a piedi, oltre che in auto, grazie a un percorso ciclopedonale. Non è nient’altro che una passeggiata sospesi sul fiume, tanto per darsi un brivido e guardare la città andando su e giù tra le sponde dell’East River.
Central Park
Uno dei segreti del fascino di New York per me sta in questo suo saper essere una metropoli immensa e insieme un posto accogliente che ti fa sentire a casa e ti fa venire voglia di toglierti le scarpe e camminarla scalza. A New York non ti senti mai solo e mai soffocato dalla quantità di persone che la anima, c’è un grande movimento umano e spazi, spazi e ancora spazi. Central Park è uno di quelli in cui sono felice di aver trascorso molto tempo. È una specie di giardino segreto. Ci sono laghi sui quali andare in barca, prati sconfinati e alberi sotto i quali trovare riposo, ninfee, scoiattoli, paperelle, gruppi di minuscoli scout, altrettanto minuscoli giocatori di baseball e una moltitudine di newyorkesi che fa una moltitudine di cose.
A Central Park puoi fare il picnic (ed è una cosa che consiglio a chi ci va con la bella stagione), sederti a dipingere, farti un selfie con il Cappellaio Matto, farti leggere una favola da Andersen e ascoltare musici e strimpellatori che ammazzano, una alla volta, tutte le canzoni del povero John Lennon. E poi puoi passeggiare, andare in bicicletta, in carrozza (ma anche no, considerato quel che costa), parlare con dei guardiani super simpatici, scoprire che il parco si mantiene grazie alle donazioni, mangiare waffle e guardare New York da così lontano che neanche sembrerà di starci proprio nel mezzo. Forse l’unica cosa che non si può fare a Central Park è viverci ed è un vero peccato perchè io lo farei.
High Line
Questa cosa che vado per metropoli e poi mi innamoro dei parchi dice molto di me, comunque la High Line, dopo Central Park, è il mio posto preferito di New York. Ricavato lungo una linea ferroviaria sopraelevata e abbandonata, questo parco è una penisola di quiete sospesa sul lato occidentale di Manhattan. L’opera di conservazione della struttura originale e il progetto per il suo riutilizzo incantano. Sui binari ci sono lettini e fontane in cui bagnarsi i piedi per sentirsi un po’ in vacanza. Ho trovato in questo posto tante buone energie, vorrei tornarci solo per passarci più tempo, tra business man che si lasciano un po’ andare, ragazzi che disegnano pieni di passione, bambini e adulti non troppo cresciuti come me.
Memorial 9/11
Ci sono cose che ti restano impresse per tutta la vita. Io l’11 settembre di quel 2001 me lo ricordo come se fosse ieri. Dal mio orizzonte di paese quel giorno ho scoperto dell’esistenza di quelle due torri che ormai non c’erano più. Con il naso attaccato al TV e lacrime grosse e bollenti che non potevo fermare, ho guardato decine di volte le immagini di quei corpi che cadevano nel vuoto, e poi quelle dei superstiti con gli occhi vuoti e smarriti e tutto coperto di cenere e di disperazione. Sono una stupida sentimentale ma ripensarci, anche a distanza di tanti anni, mi provoca un moto di sgomento e di grande ansia. Camminare su quella stessa terra, leggere quei nomi, chiudere gli occhi e immaginare. È stato straziante e toccante e non avrei mai rinunciato a farlo. Gli errori vanno sempre ricordati perchè non debbano mai più ripetersi.
Al Memorial 9/11 che oggi occupa Ground Zero si trova anche un museo, non ho potuto visitarlo perchè si stava preparando la cerimonia di commemorazione per il mattino successivo ed il museo era chiuso per garantire l’accesso esclusivo alle famiglie delle vittime. Tanto rispetto e tanta civiltà mi hanno emozionata più che averlo visto. Oggi credo che sia visitabile anche il nuovo grattacielo che nel settembre 2014 era stato appena terminato.
Circle Line Sightseeing Cruises
Il giro in battello nella baia di New York è proprio una roba da turisti. Ma del resto uno che va a New York per la prima volta come me è un turista, me lo dovevo concedere. Da brava programmatrice maniacale mi sono informata sugli orari locali del tramonto e ho preso il battello all’ora giusta per gustarmelo da lì. I battelli sono sovraffollati oltre ogni limite e scattare foto senza teste e mani che spuntano qua e là è un’impresa. Poi però ti può succedere un tramonto impressionista e allora ti scordi l’umanità e resta solo la poesia.
Roosevelt Island Tramway
Di fronte a Manhattan c’è un piccolo fazzoletto di terra, un’isola lunga 3,5km e larga appena 250mt, un luogo tranquillo e di grande bellezza. Ci si può arrivare in metropolitana, ma perchè farlo se si può prendere una funivia che ti fa volare sull’East River? Il breve viaggio ti lascia con il naso incollato al vetro. Da fare di giorno o di sera insieme a una bella passeggiata sul lungofiume.
Cosa mangiare a New York
Essere foodie a New York è una cosa bellissima.
Il melting pot di culture è anche gastronomico, a New York si può mangiare davvero qualunque cosa.
Ad ogni angolo di strada ci sono carretti con ogni genere di offerta, i più diffusi, ovviamente sono quelli con gli hot dog. Costano poco (ma nelle zone più turistiche hanno un prezzo anche doppio rispetto a posti meno rinomati) e valgono pure meno, sono prodotti di bassa qualità e dal gusto piuttosto anonimo. Di ben altro gusto sono invece gli hot dog di Nathan’s Famous, serviti insieme a una montagna di patatine con sopra una montagna di cheddar e gli sprinkles (gli sprinkles!) di bacon. Colesterolo è una parola che non esiste nei dizionari USA.
Se invece ti resta la fregola del carretto ma vuoi qualcosa di molto (MOLTO) buono cerca Rouge Tomate (io l’ho trovato a una delle entrate di Central Park) e chiedi con urgenza un Funky Funghi Burger. E anche un delizioso Italian Chicken Sausage, che di italiano non ha niente – è un hot dog con salsiccia di pollo e una salsina agrodolce speziata. Anche i succhi sono molto (MOLTO) buoni e freschi. Anguria e zenzero batte tutti. Ah, è un carretto con la stella Michelin.
Per scoprire qualcosa di più sul cibo di New York vale la pena infilarsi nei supermarket e grocery store. Tra ceste, scaffali e banchi frigo si possono scoprire stranezze e meraviglie: frutta e verdura mai vista prima, grande scelta di qualunque tipo di prodotto (per esempio hanno moltissimi tipi di oli che qui si fa molta più fatica a reperire), molti piatti confezionati in vaschette e pronti da consumare (comodi per pranzi e cene di fortuna e più economici spesso che mangiare in un locale) e una discreta quantità di porcherie. Popcorn al cioccolato e caramello vincono, cotenna di maiale fritta come fossero patatine NO.
Ah, vendono anche il ghiaccio in cubetti in grossi sacchi che non so come facciano a portarsi via. Questa cosa del tutto pronto forse gli è un po’ sfuggita di mano.
Per appagare i bisogni più gourmet ci sono Dean & DeLuca e Zabar’s due grossi magazzini con servizio di ristorazione in cui trovare prodotti di eccellenza, souvenir food e pasti di grande qualità da consumare sul posto o portare via (e quindi perfetti per organizzare un ottimo picnic).
Mangiare in giro è facile, ci sono locali per tutte le tasche e tutti i gusti. Quello che ho evitato, e che evito sempre quando viaggio, è cercare di mangiare italiano. Fuori dai nostri confini le abitudini alimentari sono molto diverse dalle nostre e possono apparire strane ma, esattamente come in Italia, la cucina tipica è il meglio che ogni luogo possa offrirti da mangiare.
Da Bubby’s si mangiano degli ottimi macaroni cheese e pulled pork sandwich, accompagnati da una fantastica coleslaw salad, french fries a pioggia, acqua del sindaco e soda fresca proposta in molti gusti. L’ho trovato un locale adorabile, l’atmosfera informale e il personale molto cortese hanno persino migliorato un’esperienza già molto godibile.
Assai diversa per qualità ma tutta da ridere, invece, la cena a base di pizza di Seven Eleven e Dr Pepper accompagnata da sacchetti di rivoltanti patatine al gusto cappuccino. La cosa più disgustosa e divertente dell’intero viaggio. Un’esperienza da fare assolutamente. Foodie sì, ma senza prendersi troppo sul serio.
Molto meno junk e cheap, e secondo me da provare, anche la pizza americana più classica. È molto diversa da qualunque tipo di pizza si trovi in Italia, viene venduta in fettone e condita nei modi più strani (prosciutto e ananas anyone?). Ne abbiamo presi alcuni tranci assai gustosi da Mariella Pizza sulla Lexington Ave. Il pizzaiolo è italiano, credo siciliano, e parla una lingua tutta sua che – non si sa come – capiscono tutti.
Anche l’etnico è un’ottima opzione. Da Kinokuniya, che sì, è una libreria, al secondo piano si mangia anche dell’ottimo giapponese. Assai diverso dal sushi a cui siamo abituati qui da noi, propongono una cucina più casalinga e c’è una grossa comunità orientale che qui si ritrova per pranzare e chiacchierare in lingua. Anche la TV manda trasmissioni orientali e per un attimo puoi avere la sensazione di un viaggio nel viaggio. Sfiziosa e intrigante anche la cucina thai e filippina di Pig & Khao, i piatti sono piccanti e saporiti, perfetti con l’accompagnamento di un rinfrescante cocco da bere.
Escluso qualche pasto selezionato e programmato, pranzi e cene sono stati scelti quasi sempre all’ultimo momento e con più fame che cura, la colazione, invece, è stata la regina food di questo viaggio a New York. La Grande Mela è più o meno come la casa di Hansel e Gretel, ci sono dolcetti ovunque si posi lo sguardo, ed è impossibile resistergli.
La prima della vacanza, con ancora un po’ di jet lag da smaltire, è stata da Starbucks. Iced coffee with milk e brownie al doppio (o forse triplo) cioccolato. Lo so, è robaccia, ma non ne posso fare a meno. Sì, sono napoletana ma amo il caffè lungo americano e sì, mi piace mangiare bene ma mi piace anche il frappuccino.
Le successive, quasi tutte, sono state colazioni in pigiama, a casa. Abbiamo abitato un bellissimo appartamento tra la 65th St. e la 2nd Ave al trentaseiesimo piano, con vista panoramica sulla città (grazie Matteo per averci aiutati a trovare una sistemazione che non poteva essere migliore) mangiare dolcetti in ciabatte così fa tutto un altro effetto.
Donut, cookies tempestati di smarties, dolcetti bio comprati allo Union Square Greenmarket da una ragazza con le lentiggini che avrei voluto essere io, e gli immancabili cupcake. A New York c’è il Cupcake ATM che per 3$ ti lascia scegliere base, farcitura e decorazione e tira fuori un dolcetto pronto da mangiare e poi c’è Magnolia Bakery da cui vale la pena fare un salto per gustare il suo famoso red velvet. Immancabile la scatola di cereali (scegliere i più disgustosamente dolci è stato difficile ma ce l’ho fatta) e il gallone di latte nella tanica.
Non poteva mancare una colazione al sandwich shop di Peanut Butter & co. In questa atmosfera vagamente american fifties si possono gustare torte, dolcetti e frullati a base di burro d’arachidi e acquistarne in ben dieci varietà diverse insieme al marshmallow fluff, una crema spalmabile di toffolette. La specialità è il sandwich fluffernutter, pane bianco con burro d’arachidi e fluff. No, il coraggio di provarlo non ce l’ho avuto.
La mattina della partenza, invece, ci siamo concessi un più classico brunch all’americana da Eat Here Now con uova e bacon, omelette, patate spadellate, toast e succo d’arancia. Abbiamo rischiato di dover pagare un sovrapprezzo per imbarcare tutte le calorie assunte. Tra l’altro questo localino, poco frequentato dai turisti e più dalle persone del quartiere era molto familiare e accogliente e ci ha sfamati con grande cortesia e con il sorriso anche quando, di sera, a dispetto della città che non dorme mai, quasi tutti i ristoranti della zona erano ormai chiusi.
E una serata romantica non vogliamo mettercela? Noi ci siamo buttati su un classicone con una enorme frozen hot chocolate da Serendipity3, proprio il locale che ha ispirato il celebre film (che non ho affatto visto duemila volte circa e non conosco di certo a memoria). In questo luogo dove tutto è kitch e esagerato, davanti a queste coppe così lussuriose e decadenti poteva pure starci una dichiarazione con tanto di brillocco, per dire.
Lo shopping a New York
Non compro mai souvenir (spedisco cartoline, quello sì, agli amici e a chi mi manda il suo indirizzo) ma, in viaggio, si scatena lo shopping selvaggio. Parto organizzata – e come sennò? – munita di liste di indirizzi e poi mi infilo anche un po’ dove capita. A New York ho puntato qualche mercato, cartolerie e negozi per la creatività, store di oggetti per la cucina, posti da nerd e qualche altro luogo curioso che mi è stato consigliato.
Mercati
A New York ci sono molti mercati giornalieri, come lo Union Square Market dove ho comprato i dolcetti, e mercatini settimanali tematici come lo Young Designer Market al 268 di Mulberry St. la domenica mattina. C’è un mercato di designer anche a Bleeker Street e c’è il mercato Artists & Fleas al Chelsea Market dove trovare prodotti artigianali e unici. L’intero Chelsea Market è un mercato coperto con molto fascino e tutto da scoprire tra food e shopping di tutti i tipi.
Accessori e abbigliamento
Gli accessori più strani e particolari si trovano da Ricky’s, un grosso store di prodotti per la cura del corpo e il make-up che al piano interrato cela anche un vastissimo assortimento di costumi e travestimenti. Un luogo davvero bizzarro e particolare.
E poi non è New York senza Century21, Macy’s, Anthropologie, Victoria’s Secrets e – ça va sans dire – Tiffany.
Cartoleria e creatività
Per chi come me va per fiere e e-shop d’oltreoceano in cerca di speciali prodotti per la creatività provenienti dagli Stati Uniti e li paga spesso a caro prezzo (ciao funzionari della dogana, è un po’ che non ci sentiamo) essere sul posto e avere potenziale accesso a tutto quanto così facilmente è un po’ come trovare il pozzo dei desideri. Paper Source, Paper Presentation, A.I. Friedman ma soprattutto Michaels, uno store di materiale per art & craft a prezzi convenientissimi e – cito testualmente – più grande di Auchan. Ho acquistato timbri, adesivi, carta da scrapbook, cartoncini, fustelle, pennarelli e ogni cosa potesse entrare in valigia.
Per stoffe e filati niente è meglio di Purl a Soho.
Cose da foodblogger
Difficile portarsi a casa piatti e bicchieri ma tovagliette, stampini e qualche piccolo accessorio per impreziosire la tavola, i piatti e le fotografie sono riuscita a trafugarlo. I maggiori spacciatori: Crate and Barrel e Bowery Kitchen (quest’ultimo all’interno del Chelsea Market).
Tecnologia e cose da nerd
Se i foodie a New York se la spassano non è che per i geek sia poi tanto diverso. Ci sono moltissimi megastore dove trovare tecnologia che spesso in Italia non è ancora arrivata o non arriverà mai. Da uno dei Best Buy della città arriva il Pebble, progetto di smartwatch diventato famoso per aver fatto il botto su Kikstarter, dallo store Bose del Rockefeller Center le cuffie che annullano i rumori esterni. E già che ci siamo, al Rockefeller Center c’è anche un megastore Lego e un Nintendo World Store che chi è degli anni 80 come me apprezzerà particolarmente (se ce lo stiamo chiedendo, sì, ho comprato un Bulbasaur e un Mario in kart). Un giro da B&H è d’obbligo se ami o sei appassionato di fotografia e tecnologia.
Altro
Il Dylan’s Candy Bar è un negozio interamente dedicato alla vendita di porcherie di ogni tipo e colore. Arcobaleni di caramelle, torte di caramelle, scale di caramelle, caramelle e cioccolatini che escono dalle fottute pareti. E sì, orsi di gomma a grandezza naturale, anche ricoperti di cioccolato. Il paradiso della PMS. Imperdibile.
Una delle piaghe sociali di New York sono gli homeless, negli Stati Uniti il walfare non protegge chi per i motivi più diversi si ritrova, in una città con l’economia che frulla (un appartamento costa migliaia di dollari al mese di affitto), senza un lavoro o un lavoro non sufficiente a potersi pagare un tetto sulla testa. Ci sono associazioni di privati cittadini che si occupano di questo dilagante fenomeno e lo fanno in forme che in Italia non riusciremmo neanche ad immaginare. Housing Works si prende cura dei senza tetto e dei malati di HIV e, grazie all’aiuto di donatori e volontari, tiene in piedi una bellissima libreria con caffetteria, un Bookstore Cafè dove ci si può prendere un attimo di pausa tra ragazzi che studiano, persone che lavorano ai loro pc, e tanti, tantissimi libri da sfogliare e acquistare. Ci sono anche libri di cucina. Un motivo in più per andarci e contribuire alla causa.
Se i libri ti piacciono e la lingua non è un problema Shakespeare & Co. Booksellers è una vera miniera di cose belle e libri speciali. È una libreria di quelle che pensavo non ne esistessero più, con una libraia giovane e occhialuta pronta per innamorarsi di Hugh Grant, un grosso bancone di legno scuro un po’ rovinato, scaffali alti fino al soffitto, scale scorrevoli e un catino a raccogliere una perdita d’acqua improvvisa.
Altre cose da sapere su New York
Se sei arrivato fin qua e hai ancora molte domande su New York sappi che:
- A New York, sì, i tombini fumano davvero
- Sì, ci sono le scale d’emergenza davanti ai palazzi come si vede nei film
- Ci sono anche i truck della Coca Cola e gli scuolabus gialli
- A New York ti senti così tanto a casa che finisci per sentirti troppo a tuo agio, riderai tantissimo (e nessuno riderà di te)
- I newyorkesi sono persone molto rispettose e friendly, nessuno ti osserva per giudicarti e ci vuole un attimo per finire in chiacchiere
- Little Italy è un posto molto anonimo, davvero triste e così anche Chinatown, un enorme mercato di cianfrusaglie e paccottiglia dove l’unica cosa degna di nota è l’insegna di McDonald in mandarino
- Soho è un quartiere bellissimo
- New York è altissima, più di quello che sembra nei film
- È trafficatissima e guidare in città è un’impresa, nonostante il trasporto pubblico funzioni alla grande hanno così tante auto che le parcheggiano una sull’altra, letteralmente
- New York è una continua sopresa – cammina a testa alta e cerca di chiudere la bocca se ci riesci – è piena di riflessi incantevoli, non smettere di guardarla, te la porterai per sempre nel cuore.