Quando si pensa alla Sardegna si pensa alla Costa Smeralda, alle mete di più glamour, ai resort di lusso e agli yacht sull’orizzonte ma esiste una Sardegna ruvida, spettinata e dai colori saturi che è tutta un’altra storia. Una Sardegna che è spazio, vento e respiro, il posto perfetto per chi rifugge le classiche destinazioni turistiche e cerca un angolo di paradiso che non sia poi troppo lontano: la costa ovest dell’isola.
In auto, da Alghero a Cagliari, il nostro “on the road” è durato due settimane in cui abbiamo visto spiagge dorate, dune, scogliere, rocce, miniere, e una bellezza autentica e selvaggia che sa di ginepro, mirto, pesce e pane croccante.
I posti da non perdere
Alghero
Alghero è una città incredibile, azzurra, bianca e ventosa. Un po’ Sardegna un po’ Spagna, uno dei piatti tipici è la paella, qui si parla, insieme all’italiano e al sardo, una variante del catalano ed è chiamata anche “Barceloneta”, cioè piccola Barcellona.
Le atmosfere spagnole rivivono anche nell’architettura e il centro storico è una perla di rara bellezza che vale una passeggiata tranquilla, per non perdersi anche i più piccoli dettagli. Il lungomare, che arriva fino al porto è un incanto, visto da qualunque prospettiva. È anche la città del corallo rosso e gli amanti del genere non potranno farsi scappare gioielli e meravigliosi manufatti.
Capo Caccia
Poco distante da Alghero, Capo Caccia è un promontorio roccioso, parte dell’area protetta del parco di Porto Conte. Si raggiunge facilmente in auto e, una volta parcheggiata, si arriva rapidamente a piedi fino in cima per ammirare un panorama che lascia senza fiato. I colori e la bellezza sono incredibili, di un’intensità pazzesca. Abbiamo dovuto rinunciare, a causa di una giornata particolarmente ventosa, alla visita alle Grotte di Nettuno che ci hanno assicurato essere ancora più incredibili. Le mettiamo subito tra i motivi per ritornarci presto.
La penisola del Sinis e Tharros
Andando verso sud, lungo la costa occidentale sarda si incontra quell’incanto che è il Golfo di Oristano. Se la città è un luogo non così entusiasmante il lungomare è invece una collezione di tesori. Primo fra tutti la penisola del Sinis, un lembo di terra che si sporge in mare e che regala una vista unica sul mare. Da questo punto, in alcuni periodi è possibile scorgere banchi di delfini al largo. L’intera area marina è riserva protetta.
La penisola comprende anche le rovine di Tharros, cittadina fenicia fondata su un’area nuragica, la Torre Spagnola di San Giovanni e il faro di Capo San Marco. Abbiamo fatto questa passeggiata nel pomeriggio e ci siamo goduti, da qui, un bellissimo tramonto.
Lo stagno di Cabras
Foto di Francesco Tucci
Nella stessa zona del Sinis si trova lo stagno di Cabras, un’area palustre che comunica direttamente con il mare e che ospita una grande biodiversità ed è un vero paradiso naturale. Se si è disposti a tollerare la inevitabile presenza di insetti qui si possono avvistare una grande quantità di volatili tra i quali gli inconfondibili (e adorabili) fenicotteri rosa.
La miniera di Montevecchio
Foto di Francesco Tucci
Più a sud di Oristano, spostandosi verso Arbus, vale una visita l’imponente sito minerario di archeologia industriale di Montevecchio, a Guspini, nella regione del Medio Campidano. La miniera, nata nel 1848 ha interrotto la sua attività nel 1991. Sono ben conservati e visitabili gli stabili di produzione, le officine e le abitazioni dei minatori, oltre al museo che ne conserva la storia. Si possono scegliere vari itinerari, noi abbiamo scelto una visita completa che ci ha tenuti impegnati per una mezza giornata. Le visite sono guidate, in piccoli gruppi e assai interessanti poiché raccontate sia dal punto di vista industriale che da quello umano.
Le spiagge
Imperdibili e incredibili le spiagge della Sardegna occidentale sono tutta meraviglia. Distese di sabbia, promontori e mare aperto da cui la calca dei classici lidi turistici è lontanissima. Alle giornate di passeggiate e scoperta abbiamo alternato momenti di relax per lo più in zone libere, perciò basta procurarsi un ombrellone per godersele in autonomia ed economia.
Is Arutas e Maimoni
Nella zona del Sinis, sul Golfo di Oristano c’è la spiaggia di Is Arutas, sabbia di quarzo chiara – quasi bianca – e spessa, con un mare per questo cristallino, luogo frequentato anche da amanti del wind e kite surf. Altrettanto bella, nella stessa zona anche la spiaggia di Maimoni, dove il mare era persino più chiaro e godibile.
La Costa Verde
Dopo Arbus, invece, la collezione di spiagge che scende verso sud è quella che viene chiamata Costa Verde, un luogo in cui la natura ha una forza e una bellezza che non puoi non vedere e sentire chiaramente. La zona è così incontaminata che lungo alcune spiagge le tartarughe Caretta Caretta tornano per deporre le loro uova.
Il mio consiglio è quello di spostarsi in auto lungo questa zona e fermarsi spesso, perché ogni angolo può nascondere meraviglie. Partendo dalla spiaggia di Pistis, senza scordare una sosta a Torre dei Corsari e andando più a sud, verso Piscinas. Quest’ultima spiaggia si raggiunge dopo un percorso sterrato che può disorientare ma vale ogni metro percorso, è stata quella in cui siamo rimasti più a lungo e tornati più volte, ed è un vero incanto alle cui spalle sorgono dune di sabbia che disegnano un ambiente naturale più che unico.
Cagliari
Foto di Francesco Tucci
Non si può pensare di passare da Cagliari, per chi arriva qui in aereo, e perdersi una passeggiata in città. Cagliari è una città vivace e accogliente e vale una passeggiata tanto il centro quanto la zona del lungomare, in special modo quella del Poetto dove si trovano spiagge libere e lidi (meglio ricordarsi di portarsi il costume!).
La vera perla è il mercato coperto di San Benedetto, un mercato quotidiano da cui si resta incantati. Al piano più basso vi sono i banchi – pazzeschi – di pescheria, con ogni tipo di pesce fresco e assaggi di cozze e ostriche da non perdere. Non abbiamo potuto evitare l’acquisto di qualche pezzetto di “oro di Cabras”, la bottarga più buona del mondo. Al piano superiore banchi di ogni tipo dalla frutta e verdura fresca ai formaggi e affettati tipici, in molti di questi banchi è possibile acquistare i prodotti anche in versione street food.
La parte difficile è smettere di mangiare, buttare giù la meraviglia e uscire. È un posto che mi ha entusiasmata moltissimo.
Mangiare in Sardegna
Anche dal punto di vista gastronomico la Sardegna è una terra ricchissima, terra e mare qui hanno risorse incredibili così non si può perdere la carne di pecora e il porceddu ma anche le cozze niedittas e una varietà di dolci che non credo di aver visto in nessun’altra parte del mondo.
Ad Alghero abbiamo rinunciato alla paella per goderci la passeggiata e poi ci siamo concessi un ottimo pranzo tardivo seduti sul lungomare alla Focacceria del Milese che qui è un’istituzione.
Nell’entroterra siamo andati a provare la cucina pazzesca di Roberto Petza. Nel cuore della Marmilla, a Siddi, c’è S’apposentu. Stella Michelin e una cucina che racconta di un grande amore e un infinito rispetto per questo territorio e le sue risorse. A Baradili, invece, c’è Sa Scolla, la scuola, dove si mangia una delle pizze migliori che abbia mai incontrato, ci siamo tornati due volte perché bisognava provarne il più possibile.
Da Lucio, a Marceddì, una trattoria che appare incerta a vedersi ma che ci avevano caldamente consigliato, abbiamo mangiato degli ottimi frutti di mare: cozze e arselle da mangiare rigorosamente con le mani: una delizia!
A Torre dei Corsari pure siamo tornati più volte per pranzare e cenare da Mates. Questi ragazzi propongono un ottimo menù, una fregola pazzesca e ci mettono pure un’accoglienza e una gentilezza che rendono l’esperienza memorabile, nonostante gli eccessi di vermentino.
Tornando dalle miniere di Montevecchio, tappa obbligata a Guspini a L’Armentizia Moderna, per un saccheggio di formaggi che ha rischiato di costarci un sovrapprezzo di bagaglio in aereoporto, ma ne sarebbe valsa comunque la pena. Ottimi gli stagionati, non ho parole per dire della bontà degli spalmabili in barattolo, ce li siamo goduti ripulendo il vetro con il pane, una volta a casa.
Poco distante da Guspini abbiamo mangiato, su consiglio di locali, un ottimo porceddu da Sa Lolla, anche qui oltre alla cucina ottima va menzionata un’accoglienza oltre ogni rosea aspettativa.
A Cagliari ho voluto provare la cucina di Luigi Pomata. Mi ricordavo di questo chef tra quelli che mi avevano più entusiasmata quando ero una che cucinava poco e guardava La Prova del Cuoco in TV. Tutto impeccabile ma, se devo osare, con poca anima.
Assolutamente da assaggiare culurgiones, malloreddus freschi e seadas ma qui non posso dare consigli perché sono stata ospite di Benedetta, che ho conosciuto e incontrato online, grazie ai social, e suo papà Francesco, abbiamo preparato pasta e dolci insieme ed è stata un’esperienza bellissima il cui ricordo ancora mi emoziona e mi entusiasma.
Foto di Francesco Tucci
Motivi per tornarci presto
Quindici giorni non bastano, questo va detto. Questa Sardegna inaspettata, bella, accogliente, azzurra, verde e piena di energie è così tanto che forse non basterebbe una vita.
Per una serie di contingenze dovute a chiusure del periodo, a orari e scelte sbagliate ci siamo persi il Nuraghe di Barumini, una visita a Carloforte, Sant’Antioco, Stintino e l’Asinara e chissà cos’altro ancora. Di certo in questa terra abbiamo sparso pezzi di cuore e torneremo presto a riprenderli e riabbracciarla.