A Biella ci sono i torrenti che alimentano la Sesia e la Dora Baltea, quelli che negli anni hanno accolto la ricca e operosa vita artigiana e industriale tessile e alimentare, c’è l’acqua buona con cui, da sempre, viene prodotta la birra Menabrea e intorno alla quale è nato e ancora oggi risiede lo stabilimento che ne ospita la produzione.
A dirigerla, oggi, Franco Thedy, che fa tesoro di tutta l’esperienza acquisita dalla sua famiglia. Quindicimila bottiglie all’ora, oltre centomila litri di birra all’anno, destinati alla vendita in bottiglia e in fusto, eppure lo stabilimento Menabrea è ancora quello di mattoni rossi e tetti di legno di sempre, ammodernato e ristrutturato più volte, certo, eppure sempre sé stesso. Trentacinque dipendenti, più una squadra che un’azienda.
Le birre Menabrea nascono dalla macinazione a umido del malto d’orzo e di altri cereali non maltati (mais o riso) a cui viene aggiunto il luppolo selezionato e di provenienza bavarese. Questo mosto (si chiama mosto proprio come quello del vino, sì, e come quello del vino è dolcissimo) viene poi raffreddato fino a una temperatura di 10°. Solo a questa temperatura, infatti, è possibile aggiungere il lievito – liquido e bollicioso – che aggiunge la nota amara che conosciamo bene. La fermentazione a bassa temperatura dura dai 5 ai 7 giorni a temperatura controllata quindi il nettare ambrato passa ad una stagionatura di 3 settimane, sebbene sia già ottimo da bere anche così. Una volta imbottigliata da appositi macchinari la birra viene infine pastorizzata ad alta temperatura, processo indispensabile per la sua conservazione e vendita nella grande distribuzione.
Una linea produttiva a modo suo semplice ed essenziale, supportata non solo da macchine all’avanguardia ma anche da un controllo e un’esperienza umana che nessun robot può vantare, per un prodotto pulito e senza fronzoli, così com’è e come ci piace.
In un piccolo locale dello stabilimento sono conservati i pezzi di storia di questo marchio e di questa azienda. La scrivania originale, le prime licenze di produzione e vendita (siamo sempre stati amanti della burocrazia) e gli attrezzi utilizzati per le prime produzioni, che riguardavano anche gazzose e toniche. Oggi, raggiunto questo traguardo importante il museo è pronto a mostrarsi al pubblico e a spostarsi in locali più ampi che adesso sono occupati dal ristorante Menabrea, il quale, a sua volta, avrà un locale ancora più bello ampio e accogliente.
Il ristorante è aperto solo a cena e in un ambiente caldo e accogliente offre una selezione ben curata di piatti e prodotti, consiglio soprattutto formaggi e salumi della zona, tutti da provare in abbinamento alle birre Menabrea che, solo qui, vengono servite anche non pastorizzate e quindi godibili al meglio delle loro caratteristiche.
Ma il regalo migliore che Menabrea poteva farsi per questa festa così importante è un rinnovo totale e un bel restyling delle sue etichette e dei suoi prodotti di punta e il lancio di una nuova birra Weiss, prodotta in Germania in collaborazione con il mastro birraio Menabrea. Una birra chiara, equilibrata e delicata, impreziosita da aromi vagamente fruttati, perfetta per un bel brindisi, e allora prosit! E lunga vita, Menabrea. Altri mille di questi compleanni (e altre mille di queste birre).
Birra Menabrea, stabilimento e ristorante è in
Via Ramella Germanin, 6
13900 Biella (BI)
Tel: 015 2522435
http://www.birramenabrea.com/
Altre cose belle di Biella (oltre Menabrea)
A Biella, intorno alla stessa acqua che scorre per Menabrea, c’è una comunità vivace e una bella cittadina posta su tre livelli. In cima c’è il borgo medievale del Piazzo, collegato al livello sottostante da una storica funicolare, in fondo i fiumi e i vecchi stabilimenti industriali, oggi riconvertiti a musei e aree didattiche. La vita si snoda tutta per le vie della zona centrale, lungo le quasi sono passati alcuni tra i più grandi marchi del tessile italiano come Fila (di cui resta ancora lo storico stabilimento) e Zegna a cui questa comunità è ancora molto legata.
È anche una città per gourmand, questa, che ospita dal 1916 la storica Macelleria Mosca le cui vetrine e la cui selezione forse ha ispirato i più noti banchi e locali di Eataly. Un tripudio di carni fresche e una gastronomia ricchissima, come ormai neanche a Torino si trovano più. Certamente un posto da visitare se si è in città e da cui è difficile uscire a mani vuote. E poi l’aria! l’aria che profuma di pasticceria mignon, alla piemontese e di canestrelli, i biscotti tipici di Biella, che niente hanno a che fare con i fiorellini piemontesi e liguri. Sono cialde pressate con crema al cioccolato e qui, nei laboratori del Caffè del Teatro, vengono ancora prodotti a mano come una volta, una bontà che lascia di stucco (altro che fiorellini!) e non puoi andartene via senza averne mangiati un milione.