Sai quando ti fanno quella domanda insidiosa del “dove ti vedi tra 10 anni”? Ecco, ho sempre faticato a immaginarmi pure domani. Dieci anni, per una come me, sono un’eternità e lo restano pure adesso, a riguardare indietro. Quindi stare qui a cercare le parole giuste per celebrare questi dieci anni di blog mi genera un misto tra incredulità e compiacimento.
Quando è andato online il primo post di Brodo di Coccole, l’8 novembre del 2011, mi sono detta “ma sì, lo tengo finché continuo a divertirmi” e se ho continuato e continuo a divertirmi è certamente merito anche di tutti i cambiamenti che questo progetto ha portato nella mia vita. Neanche nelle più fantasiose previsioni avrei potuto immaginare che, grazie a questo blog, avrei preso una strada professionale completamente diversa, che la fotografia, e con essa la cucina e la creatività, sarebbero diventate il mio pane quotidiano, letteralmente. E di questo non so davvero se essere più grata o più orgogliosa.
In questi dieci anni Brodo di Coccole ha collezionato quasi 900 articoli pubblicati, oltre 4 milioni di visitatori, 400 iscritti che ricevono, tre volte alla settimana, gli avvisi dei nuovi articoli, un numero incalcolato di email, chiacchierate, confronti e discussioni sul tema della cucina e non solo, oltre 800 persone che ricevono, ogni Natale, il Calendario dell’Avvento e quasi 12 mila persone che seguono me e questo blog attraverso Instagram. Numeri che probabilmente potrebbero sembrare poca roba ma che per me restano cifre da capogiro. Lo sono, ancor di più, se si considera che, come in quel primo giorno, tutto il lavoro che occorre per far funzionare questo blog è mio. Ho scritto ogni riga di codice, mi sono occupata di tutti i dettagli tecnici e non, della SEO, dei testi, delle foto, delle ricette, e, negli ultimi dieci anni, ho prodotto tutti i contenuti – e tutti gli errori e le imprecisioni – presenti in questo blog.
Mai mi sarei aspettata di poter mettere, nero su bianco, cifre come queste e ancora meno avrei scommesso sulla mia capacità di non stancarmi di questo progetto che invece si è rivelato, forse la cura più efficace alla mia incostanza. Un’idea che non ha mai più smesso di essere interessante, creativa e stimolante e di darmi nuovi modi di esprimermi, essere e condividere. Probabilmente è questo il motivo per il quale questo per me non è uno strumento di lavoro – se vogliamo escludere la sua funzione di book fotografico in continuo aggiornamento – ma resta, come quando è nato, un laboratorio e uno spazio di libertà e di contatto (l’advertising mirato serve a sostenere le spese vive per lo spazio e il traffico).
Rispetto a dieci anni fa ho capito molto di più di ciò che per me vuol dire essere blogger – o comunque gestire un blog. Ho definito meglio i confini e anche gli argomenti, ho escluso molte strade che non facevano per me e che altri sanno percorrere meglio, per indole e competenze e, sebbene mi piaccia l’idea che questo progetto continui a crescere e cambiare con me, sono contenta e appagata da quello in cui l’ho trasformato in questo lungo tempo e da ciò che lui e io siamo adesso.
Molto devo a chi verso questa avventura mi ha portata. A mio marito, che su questa strada non mi ha solo sostenuta ma anche sospinta, aiutandomi a vincere remore, paure e una sindrome dell’impostore monumentale. Alle persone, ai professionisti, ai team e alle aziende che hanno creduto e continuano a credere in me, a chi mi ha affidato e mi affida progetti e idee da sviluppare, prodotti da fotografare e con i quali creare piatti e ricette. Alle amiche e agli amici che hanno assaggiato e impacchettato da portar via, a quelli che mi hanno aiutata, in più circostanze, a mettere in piedi, fisicamente e spiritualmente, tutto quanto. Molto devo ai tanti che hanno letto, commentato, cucinato e partecipato a questo progetto che, senza queste presenze, non avrebbe avuto motivo di continuare ad esistere.
In questo percorso, sebbene mi sia sempre dichiarata una solitaria, ho avuto intorno vite, parole, gesti e sentimenti senza i quali non solo non esisterebbe questo blog ma non esisterebbe il presente che sto vivendo e a tutti, sono certa, che non avrò mai detto grazie abbastanza.
E ora la torta, perché non è festa senza ?
Ciambella con farina di castagne, rum e cioccolato
Per uno stampo a ciambella da 24 cm (io ho usato questo stampo in alluminio)
Ingredienti
- 3 uova
- 150 g di zucchero
- 250 g di yogurt (2 vasetti)
- 60 g di olio di semi
- 1 tazzina di rum
- 150 g di farina di castagne
- 120 g di farina “0”
- 30 g di cacao amaro
- 1 bustina (16 g) di lievito per dolci
- Un pizzico di sale
- 100 g di cioccolato fondente
- 30 g di burro
- 3 cucchiai di rum
- Granella di nocciole
Per la ciambella
Per la glassa al cioccolato
Per la decorazione
Procedimento
In una ciotola sbatti le uova con lo zucchero. Unisci lo yogurt, l’olio di semi, il rum e mescola per amalgamare.
Metti tutte le farine, il cacao, un pizzico di sale e il lievito per dolci in una ciotola, mescola tutto e poi setaccia il composto di polveri nei liquidi, lavorando con una frusta per evitare grumi.
Olia bene e infarina lo stampo oppure spennellalo con il distaccante per teglie fatto in casa poi versa al suo interno la pastella.
Inforna a 170°C in forno statico già caldo per 45-50 minuti, verificando la cottura con uno stecchino.
Prepara la glassa. Trita il cioccolato fondente a coltello e scioglilo a bagnomaria insieme al burro. A fuoco spento unisci il rum, mescola per intiepidire e poi versa sulla ciambella ormai fredda. Decora con la granella di nocciole.
Si conserva per 2 giorni sotto una campana per dolci.
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