Le mammarelle di Pasqua (“mammarella” è il nome della mammola romana in napoletano) sono la cosa più tipica di questa festa che io riesca a immaginare, insieme alla pastiera con la ricetta di famiglia e mi rammaricavo che ancora non ci fosse qui su questo blog.
È qualcosa a metà tra l’antipasto e il contorno, sta bene in qualunque momento del pranzo ed è un piatto molto semplice e anche molto conviviale, che mette gli ospiti tutti a loro agio, invitandoli a mangiare con le mani e a passarsi i condimenti del pinzimonio. È un modo bellissimo e molto gustoso per cominciare ogni pranzo di festa di Pasqua che si rispetti. Ormai le mammole si trovano un po’ ovunque (io le trovo anche a Torino, al mercato di Porta Palazzo), quindi è facile da preparare in ogni angolo d’Italia.
Unici vincoli di questa ricetta, essenziale al massimo, è quello di non sostituire le mammole con altri carciofi (troppo spinosi e coriacei e poco adatti a questo tipo di pietanza) e di utilizzare l’olio migliore che avete a disposizione: il gusto, di ognuno, si deve sentire e si deve godere.
Mammarelle di Pasqua alla napoletana
Per 4 persone
Ingredienti
- 4 carciofi tipo “mammole romane”
- 1 ciuffo bello pieno di prezzemolo
- 2 spicchi di aglio
- Olio EVO
- Sale
- Pepe nero
Procedimento
Prepara un battuto di aglio e prezzemolo.
Monda i carciofi. Le mammole romane non hanno spine, basta dunque rimuovere il gambo (con cui si può preparare un’ottima pasta con acciughe e percorino o un pesto delizioso), eliminare eventuali foglie esterne troppo dure e aprirlo leggermente con le mani.
Con il pollice apri il cuore in modo da creare uno spazio per il ripieno e farciscilo con un po’ del battuto di aglio e prezzemolo realizzato in precedenza.
Disponi i carciofi uno accanto all’altro “in piedi” in un tegame e aggiungi 2 bicchieri di acqua. Sala leggermente, copri con un coperchio e cuoci per 20-30 minuti (in base alla grandezza dei carciofi).
Una volta cotti servi le mammarelle di Pasqua con un pinzimonio di olio EVO, sale e pepe se gradito. Si mangia rigorosamente con le mani, staccando le foglie una per volta e passandole nell’olio e sale. Si stacca solo la parte finale e più carnosa delle foglie, direttamente con i denti, una vera goduria!
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