Tra pochi giorni sarà passato un anno dalla nostra partenza per il Madagascar. In particolare il nord di questa isola è stato la meta del nostro viaggio di nozze e anche di uno dei viaggi che dal punto di vista umano e culturale mi ha maggiormente arricchito. Non ero mai stata in Africa e mai sotto l’equatore, là dove vive il grosso di quel “terzo mondo” che uno neanche riesce ad immaginarsi com’è.
Sapevo in partenza che avremmo avuto corrente elettrica razionata e non troppi lussi (che comunque erano già molti per una terra così) e, complici anche i preparativi per il matrimonio, sono arrivata sul posto senza quasi essermi informata su abitudini alimentari e peculiarità di questi luoghi come faccio di solito.
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri al mondo eppure uno di quelli che ha saputo regalarmi la maggiore ricchezza, e non è una forzatura. Abbiamo trovato una grande accoglienza (ma anche tanto brutto turismo – specialmente italiano – e qualche muso lungo dei locali che non amano presenze irrispettose e fastidiose), un’umanità difficile da descrivere e persino una cucina eccellente e ricca di sapori nuovi e interessanti.
In un posto come questo, dove crescono rigogliosi manghi e anacardi (e li si può comprare, appena arrostiti, per qualche monetina, lungo le strade), dove si riciclano le bottiglie di plastica per far fermentare le verdure, il pesce si griglia appena pescato e il gelato si fa con il cocco del giardino, mettersi a tavola è sempre una scoperta incredibile.
Ho assaggiato succhi deliziosi di frutti mai visti, come il corossol, il pomme cythère e il jack fruit, mangiato direttamente al banco del mercato. Ho diviso pranzi, mangiati con le mani, con facce sconosciute e sorrisi amici, qualche volta anche con piccoli lemuri curiosi e gatti rossi e selvatici. Ho sentito dei sapori che non scorderò mai (e che contribuiscono a quel Mal d’Africa a cui non credevo e che invece esiste eccome), ho grattato il cocco fresco per farne latte e ho imparato a preparare uno stufato locale tipico, il ravitutu, a pulire le foglie di manioca (che sanno un po’ di friarielli) e ad apprezzare ogni piatto preparato con cura e amore anche in luoghi apparentemente poco ospitali.
Uno dei pasti migliori è stato il pollo allo zenzero – rigorosamente accompagnato dal riso al cocco – mangiato durante la visita agli Tsingy Rouge in una piccola aia polverosa tra le faraone razzolanti in un posto che credo fosse una casa privata, più che un vero ristorante. Ho provato a ritrovare quel sapore per quasi un anno e dopo innumerevoli tentativi ci sono arrivata abbastanza vicina da poter considerare questo il miglior risultato che si possa ottenere a queste latitudini.
Non sarà perfetto ma è molto buono, sicuramente gradevole anche per chi non ha vissuto la stessa esperienza. Per me è più un ricordo che una ricetta, uno di quelli che terrò stretti a lungo, per continuare a viaggiare.
Riso al cocco e pollo allo zenzero (ricetta dal Madagascar)
Riso al cocco
Ingredienti
- Una tazza di riso
- Una tazza di latte di cocco (meglio usare quello in brick, meno grasso, che riporta la dicitura “per cucinare”)
- Mezza tazza d’acqua
- Un cucchiaino di cocco disidratato grattugiato (o farina di cocco)
- Un pizzico di sale
Procedimento
Dove negli ingredienti è indicato tazza si parla di un contenitore della capacità di una tazza. Quello che importa è che il contenitore utilizzato per le misurazioni sia sempre lo stesso. Con una mug di riso di ottiene riso a sufficienza per 4-6 persone (considerato che è accompagnato sempre da intingoli e stufati).
Per questo riso bisognerebbe utilizzare un riso orientale di tipo glutinoso, come quello da sushi. Si può facilmente acquistare nel reparto internazionale del supermercato o nei negozi di cibo orientale/etnico. Viene meno simile nella consistenza ma ugualmente buono utilizzando un riso nostrano.
Lava il riso fino a che l’acqua di risciacquo non sarà limpida.
In una casseruola metti il riso, copri con il latte di cocco e l’acqua, aggiungi la farina di cocco e il sale, chiudi con un coperchio lasciando cuocere a fiamma dolce e senza mai girare per circa 15 minuti o comunque fino a che il liquido non si sarà completamente assorbito. Verifica la cottura del riso assaggiandolo e, eventualmente, rimettilo al fuoco ancora coperto.
Fallo riposare 5 minuti al coperto prima di rigirarlo e servirlo.
Pollo allo zenzero
Ingredienti
- 6 cosce di pollo (o 6 tra cosce e sovraccosce)
- 400 g di pomodori (pelati o passati)
- Mezzo bicchiere di latte di cocco
- 1 cipolla (piccola)
- Uno spicchio d’aglio
- Un cm di zenzero fresco
- Mezzo cucchiaino di curry verde in pasta
- Paprica dolce
- Succo di limone
- Un cucchiaino di zucchero (meglio se di cocco)
- Olio EVO
- Sale
Procedimento
Cottura in tegame
In un tegame fai soffriggere la cipolla tritata con l’aglio pelato e schiacciato. Aggiungi il pollo e fallo rosolare su tutti i lati quindi unisci il pomodoro, il latte di cocco, lo zucchero, il sale, lo zenzero grattugiato, il succo di limone, un cucchiaino di paprica la pasta di curry verde e acqua fino a coprire.
Lascia cuocere a fiamma dolce, con il coperchio socchiuso, per circa 20 minuti o fino a che il fondo non si sarà ritirato (senza farlo asciugare troppo) e servi il pollo insieme al riso versando anche su quest’ultimo il gustoso intingolo.
Cottura in pentola slowcooker
La cottura lenta e dolce, come quella in pentole come la Crock pot, è la più indicata per questo tipo di stufati che pure nei paesi di origine vengono spesso cucinati in pentoloni di terracotta appoggiati su una brace dolce e non a fiamma viva.
Nella pentola metti il pollo, il pomodoro, il latte di cocco, lo zucchero, il sale, la paprica, lo zenzero grattugiato, la cipolla grattugiata, l’aglio pelato, il succo di limone, la pasta di curry verde. Copri con il coperchio e lascia cuocere in modalità low per circa 4 ore e in modalità high per circa 6 ore. Se necessario fai ritirare il sugo separatamente in un tegame e poi servi.
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