ฉันขอโทษ. Che vuol dire scusa in tailandese (secondo Google Translate).
Scusatemi tailandesi tutti perché io non so se questa è una zuppa che mangiate davvero ma, per ovvie ragioni legate alla distanza e alla lingua, l’unico modo che ho per reperire informazioni in merito sono le poche risorse in italiano e quelle in inglese e quindi tocca fidarsi malgrado un’ombra di ragionevole dubbio (gli anglofoni credono che le fettuccine Alfredo siano un piatto italiano, il dubbio viene naturale).
È che ho una voglia matta di ripartire, e anche di viaggiare, ho voglia di mettere un punto, andare a capo e ricominciare, fosse pure dall’altro capo del mondo. Vorrei che tutto fosse diverso ed esotico. Ho voglia di novità e mentre progetto la mia rivoluzione interiore, mi iscrivo a pilates e cerco risposte, strade da percorrere e anche di convincermi che andrà tutto bene, tutto quello che posso fare è quello che mi viene meglio. Costruisco mondi che forse non esistono, e realtà immaginate e brodose dal profumo intenso in cui ritrovare, magari, la pazienza di arrivare in fondo un cucchiaio per volta.
Zuppa thai di mais e gamberi al latte di cocco
Per due porzioni
Ingredienti
- 150 g di mais (fresco o in scatola)
- 250 ml di latte di cocco
- 400 ml di brodo vegetale
- 150 g di code di mazzancolle
- Una patata di medie dimensioni
- Un cucchiaino di pasta di curry
- Olio EVO
Procedimento
Pulisci i gamberi. Privali del carapace e del filamento nero sul dorso e sul ventre e lavali bene.
Lava e pela la patata e tagliala a cubetti.
Scalda uno o due cucchiaio di olio EVO in una casseruola e quando sarà ben cado versaci dentro le patate. Falle rosolare qualche minuto a fiamma media, aggiungi circa metà del brodo, copri e lascia cuocere per 8-10 minuti fino a che le patate saranno tenere.
Unisci il mais (se in scatola, scolato del suo liquido) e il curry e cuoci ancora un paio di minuti quindi versa nel tegame anche il latte di cocco.
Mescola delicatamente e fai riprendere il bollore.
Infine, aggiungi i gamberi e lasciali cuocere appena, per 2-3 minuti.
Servi la zuppa ben calda.
Ines Di Lelio dice
STORIA DI ALFREDO DI LELIO, CREATORE DELLE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” (“FETTUCCINE ALFREDO”), E DELLA SUA TRADIZIONE FAMILIARE PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” (“ALFREDO DI ROMA”) IN PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA
Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo”.
Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna, Alfredo Di Lelio decise di trasferirsi in un locale in una via del centro di Roma, ove aprì il suo primo ristorante che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1950 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. http://www.ilveroalfredo.it).
Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono alla mia tradizione familiare.
Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza – sezione Attività Storiche di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
Ines Di Lelio
Sephora dice
Ma chi è il vero dei due? (Parlo da totalmente ignorante, ho solo seguito il link della signora e fatto una ricerca sul web)
http://www.ilveroalfredo.it/storia.htm
http://www.alfredoallascrofa.com/il-ristorante/