A pois, certo. È stata una festa poco convenzionale a partire da questo. L’idea non era di essere necessariamente diversi – questo ci tengo a specificarlo, il periodo da bastian contrario l’ho superato da almeno 15 anni – non volevamo una festa strana a tutti i costi, volevamo una festa felice e da quest’idea siamo partiti. Desideravamo entrambi una giornata rilassata per tutti, in un ambiente naturale e un po’ rustico, e un ricevimento che somigliasse il più possibile a un picnic dall’atmosfera un po’ British e un po’ retrò.
Intorno a quest’idea ho cominciato a buttare giù il mio progetto. Ma come si progetta un matrimonio? Cosa si fa a un matrimonio? Come si impiega l’intera giornata di un bel mucchio di persone? Ci sono cose più necessarie rispetto ad altre? Per me le priorità erano poche ed espresse proprio in questo ordine:
- si deve mangiare e bere bene, in giusta quantità e di grande qualità
- gli invitati devono sentirti accolti, tranquilli e amati
- tutti devono avere uno spazio e sentirsi a loro agio
- non deve durare un’eternità e nessuno deve sentirsi sequestrato, suo malgrado
- tutti devono portarsi a casa un bel ricordo della giornata
Ho cercato ispirazione principalmente online, Pinterest e Instagram soprattutto, dove è facile orientarsi per immagini e cominciare a costruire una moodboard da cui prendere ispirazione.
Mentre pensavo ai dettagli, ho cominciato con il fare una prima lista di persone da invitare, rivista e corretta in un secondo momento, una di cose che ci sarebbero piaciute MOLTO e una di possibili fornitori selezionandoli per qualità del prodotto e per affidabilità.
Abbiamo stabilito un budget e definito anche le priorità di spesa. quindi SÌ a gran voce ad una spesa giusta per i vestiti da sposi e NO al noleggio di un auto che costa come il vestito di un terzo incomodo non richiesto e via così.
Le partecipazioni
Tra amici e parenti abbiamo deciso di invitare solo le persone con cui manteniamo rapporti frequenti e non di circostanza, 70 in tutto, comprese le personcine sotto il metro. Non abbiamo ceduto alla convenzione di inviti doverosi e l’atmosfera rilassata della festa ci ha ripagati alla grande, nonostante la scelta un po’ controversa.
Ho realizzato gli inviti partendo da un’illustrazione digitale che ho fatto io e che è diventata poi il motivo grafico che ha accompagnato tutta la cerimonia e la festa sui menù e su tutto il materiale cartaceo presente.
Per le partecipazioni ho scelto un formato semplice, una cartolina 10x15cm, stampata su due lati su cartoncino bianco da 300g/m² con le informazioni principali e il link per raggiungere il sito realizzato per l’occasione con maggiori dettagli.
Alla cartolina ho affiancato anche un talloncino delle dimensioni di un biglietto da visita con le indicazioni sul nostro viaggio di nozze e il codice IBAN così che, chi avesse voluto, avrebbe potuto contribuire a farci vivere il sogno di passare due settimane in Madagascar. Avremmo potuto fare una lista nozze per cambiare il divano o per mettere dei nuovi lampadari in salotto e comprare l’arredamento per il terrazzo ma chi ero io per rinunciare a un viaggio così? Al divano ci penseremo poi, mi sono detta, e al terrazzo basta il panorama, per adesso.
Anche quella dell’IBAN è una scelta fuori dal coro, c’è chi lo trova di cattivo gusto. Io dico solo che quando devo fare un regalo penso per prima penso alla felicità di chi lo riceve e, impegnandomi secondo le mie possibilità, preferisco che mi si dia un indirizzo preciso piuttosto che sbagliare. Poi noi eravamo pochi e intimi, la sincerità era l’unico modo opportuno di fare le cose e le abbiamo fatte senza pensieri.
Nella busta dell’invito, una di quelle classiche bianche, ho aggiunto anche un piccolo adesivo tondo in vinile da appiccicare al calendario o all’agenda per segnarsi l’evento e ho chiuso con un giro di baker’s twine colorato e un’etichetta fustellata a mano.
Per le stampe ho utilizzato un service locale.
La cerimonia
La cerimonia civile è stata celebrata dal sindaco di Trezzo Tinella nella sala comunale. La scelta del luogo della cerimonia è dipesa da quella del luogo della festa con l’obiettivo di ridurre al minimo lo spostamento degli ospiti. Il comune di Trezzo Tinella, infatti, si trova così vicino al ristorante che gli invitati, finito il rito, hanno potuto raggiungerlo a piedi in meno di 5 minuti.
Siamo entrati nella sala sottobraccio, e sorridendo e ci siamo fatti accogliere dall’amore dei presenti e da Nat “King” Cole che cantava (I love you) For sentimental reason. È stata una cerimonia semplice e, per quanto la sala non fosse stata addobbata con fiori o altri fronzoli, vederla piena di facce belle e amiche l’ha resa un luogo speciale e emozionante.
All’uscita niente riso ma bolle di sapone. Ho acquistato dei flaconcini di bolle di sapone, su Amazon si trovano dei kit di diverse grandezze, e li ho personalizzati con nastri bianchi e fucsia, ho preso anche una macchinetta sparabolle, su suggerimento del fotografo, e li ho messi a disposizione all’uscita dal palazzo comunale (con la complicità di preziose nipotine). Le bolle hanno fatto subito una bellissima atmosfera festosa e abbiamo scongiurato lo spreco di cibo – che ci tenevamo molto a evitare – e il disastro di una piazza sporca. Il riso risparmiato allo scempio è stato donato a una mensa per senzatetto.
Abiti e anelli
Per l’abito avevo idee molto precise così ho preferito da subito rivolgermi a una sarta specializzata. Ho scelto Maura Abello, che mi ha accolta nel suo atelier, Favole di seta e con molta pazienza e qualche momento di incredulità ha realizzato l’abito che sognavo da sempre.
Ho voluto un vestito confortevole e comodo, di cotone bianco caldo, taglio retrò e gusto anni ’50. Un vestito essenziale ma curato nei minimi dettagli con pence studiate per accompagnare le mie forme e bottoncini di stoffa per rifinire la chiusura sul retro. A renderlo unico una crinolina soffice, voluminosa e coloratissima fatta da moltissimi strati di tulle fucsia.
Per le scarpe ho scelto un paio di sandali Chie Mihara con cinturino alla caviglia e un grosso fiocco sulla punta. Perfette per l’occasione ma anche poco adatte al mio stile, generalmente votato alla comodità. Sapendo di non poterle tenere a lungo e per evitare di passare la giornata scalza, come era già accaduto in altre situazioni simili, ho preso e poi indossato anche delle ballerine Sketchers di pizzo bianco, più sportive ma ugualmente belle e adatte all’abito.
Anche per lui abbiamo scelto una mise confortevole e adatta all’occasione che si combinasse alla perfezione con lo stile della festa. Pantalone di lino blu, con camicia bianca, gilet di seta, sneakers di pelle blu Church’s e, per sdrammatizzare tutto, un papillon bianco a pois fucsia realizzato da Maura in coordinato con i miei accessori: un cerchietto che riprendeva le classiche fasce anni ’50 con un bel fiocco da un lato e una clutch di stoffa.
Mi sono truccata da sola, con un make-up concentrato soprattutto su ciglia lunghe e labbra fucsia acceso, in stile con l’abito. Per essere certa di farcela, qualche giorno prima del matrimonio, ho organizzato un incontro con Stella Mongodi di Organic Brides che, a casa mia e utilizzando i miei prodotti e la mia attrezzatura, mi ha insegnato a non far tremolare l’eye liner, a mettere il fondo minerale con la Beauty Blender e a fare il contouring e mi ha lasciato precise istruzioni che mi hanno permesso di farcela in tutta serenità.
Le fedi, regalo dai testimoni, sono state realizzate dai bravissimi Pietro e Serena di Sepi Gioielli. Abbiamo voluto, infatti, due fascette in argento, semplici e uniche, che portano incisa sull’esterno la nostra promessa: “avrò cura di te“.
Il porta anelli, realizzato da mio suocero su mia richiesta, è stato un semplice disco di legno con due intarsi per accogliere saldamente le fedi fino al momento clou.
Il cibo
Sul ristorante non c’è stato alcun dubbio, dal primo momento la nostra scelta è caduta sul Trés, ristorante e circolo culturale ricreativo di Trezzo Tinella, Cuneo, Langhe. In cucina c’è Margherita Giampiccolo, che da qualche tempo è sempre meno blogger e sempre più chef. Cucina e cantina di livello e una location deliziosa, con un bellissimo prato all’esterno, circondato da alberi in una posizione di massima tranquillità e interni rustici ma curati, grandi abbastanza da ospitare tutti in caso di cattivo tempo.
Ancora prima di definire il luogo della cerimonia avevamo già stabilito con lei e suo marito Luca il menù. Una base di cucina langhetta con qualche compromesso per rendere facile la vita ai vegetariani presenti senza costringere la cuoca a lavorare su infinite variazioni.
L’aperitivo ha ingannato l’attesa degli invitati mentre noi ci siamo presi un’ora per fare qualche scatto tra le vigne, ospiti di Annalisa e della sua famiglia da Ada Nada, un agriturismo bellissimo e poco distante dal luogo della festa, in una posizione strategica e con panorami e scorci mozzafiato.
Nel pieno rispetto della tradizione piemontese a fine pasto, prima del dolce, abbiamo servito anche un tagliere con una selezione di formaggi Cascina Fontanacervo. Li compriamo abitualmente, li amiamo molto e sapevamo che avremmo portato in tavola prodotti eccellenti che hanno fatto tornare l’appetito anche ai più sazi.
Per la torta ho cercato a lungo un pasticciere che potesse accontentare la mia richiesta – quasi al limite del ridicolo – di preparare una torta naked all’inglese, una di quelle con i dischi a vista, senza glasse o coperture, ma che fosse anche buona. Caratteristica principale di queste torte, infatti, è che vengono lasciate completamente asciutte e farcite con pesantissime creme al burro per evitare crolli strutturali ma il gusto lascia proprio a desiderare. Sarebbe stato un pessimo finale per un pranzo tanto curato.
Marco Serra, il fondatore e inventore delle ricette dei gelati di Mara dei Boschi, gelateria torinese tra le migliori in Italia, ci ha aiutati a risolvere il problema. Ci ha preparato una torta squisita a base di pasta biscuit, crema chantilly aromatizzata all’arancio e fragole Mara des bois. L’abbiamo servita, anche questa, su un grosso disco di legno che le ha dato ancora più carattere. Non avrei potuto avere miglior finale per la mia festa di matrimonio che vedere gli invitati accaparrarsene ancora una fetta. 135 porzioni sono bastate a malapena per i 70 presenti deliziati.
Tutto il pasto è stato accompagnato dagli ottimi vini del territorio selezionati da Enrico: prosecco per l’aperitivo, a tavola dolcetto, barbera e arneis e per finire moscato d’Asti e bollicine.
L’intrattenimento
Non sopporto la classica animazione delle feste con il piano bar che canta a gran voce senza lasciare spazio alle chiacchiere a tavola o con animatori collosi che cercano di costringerti con ogni mezzo a fare cose che la tua dignità ti proibisce, e mai avrei voluto qualcosa di simile per i miei invitati.
Ho scelto di concentrarmi sui piccoli dettagli che hanno permesso ai presenti di godere del buon tempo insieme a noi e di sentirsi parte della festa, ognuno secondo le proprie attitudini.
Per la musica abbiamo noleggiato un impianto audio da piazzare sul prato e creato, nei mesi precedenti al matrimonio, una playlist condivisa su Spotify in cui ognuno ha potuto aggiungere la sua musica preferita che è stata poi la colonna sonora della nostra giornata.
Ho messo a disposizione dei presenti durante la giornata:
- Alcuni plaid, made in Ikea, che sono serviti a godere di qualche momento di relax sul prato
- Ciabatte infradito in sacchetti di organza, acquistate su Amazon, per le signore, che già mi vedevo soffrire sui tacchi e che sono state assai apprezzate anche dai ragazzi
- Spray, salviettine e lozione dopopuntura ipoallergenici per proteggersi dagli insetti, che in estate sui prati abbondano
- Una selfie station allestita con props di cartoncino – un kit con oltre 50 pezzi costa pochi euro – e macchine fotografiche usa e getta, anche questi acquistati da Amazon, per invitare tutti a darci un punto di vista creativo della festa
- Una connessione wi-fi che potesse sopperire, almeno in parte, alla mancanza di connettività 3G nella zona e un hashtag con cui gli ospiti più smart hanno postato sui vari social network le loro foto (a un certo punto eravamo anche tra i trending topic di Twitter, William&Kate spostatevi :D)
- Una ciabatta con diverse prese per ricaricare lo smartphone (per non restare senza)
Abbiamo pensato anche ai più piccoli (e alle mamme e ai papà) invitando alla festa due bravissimi educatori che armati di pazienza, colori e palloncini hanno permesso anche ai bambini di godersi quelle ore e ricordarle con gioia.
Ad animare la giornata hanno poi pensato anche gli amici che ci hanno preparato una serie di sorprese e scherzetti a cui abbiamo partecipato con piacere. Ho anche cantato, per penitenza, e sono grata ai presenti per l’assenza di materiale audiovisivo che lo documenti :D
L’allestimento e le decorazioni
Per l’allestimento volevo qualcosa di festoso ma non eccessivo che facesse di quel prato, per un giorno, un posto nostro. Come materiale principale ho scelto la stoffa a pois fucsia già utilizzata per gli accessori. Ne ho comprata una lunga pezza e mi sono messa all’opera.
Ho abbellito l’area dedicata all’aperitivo e al pranzo con fili di bandierine e pompon di carta. Per le bandierine ho utilizzato in parte la stoffa a pois e in parte del polytulle bianco, un materiale utilizzato nelle confezioni floreali, solido e leggero. Ho usato una sagoma di cartone per tagliare le bandierine tutte della stessa misura e, dopo averle forate con una foratrice manuale, le ho infilate con lo spago e fissate a uguale distanza con un punto di colla a caldo. Per i pompon ho usato la carta velina bianca e li ho fissati a uguale distanza sul filo con un doppio nodo.
Sui tavoli ho messo un semplice tovagliato bianco di cotone e i centrotavola: vasetti Quattro Stagioni con una piantina grassa, quasi tutte diverse tra loro, appoggiati su fette di legno ricavate da rami. Intorno al collo di ogni vasetto ho fatto passare due giri di spago grezzo di corda e fissato un’etichetta che invitava i presenti a portarsele via dopo la festa. Non ne è avanzato neanche uno ed è bello adesso, che è già passato del tempo, sapere che un pezzo di quella festa si trova ancora da qualche parte nelle vite di chi ha partecipato.
Non ho voluto segnaposto né tableau de mariage per permettere agli ospiti di passare la giornata con chi più avevano piacere e ho aggiunto su ogni tavolo, per una facile consultazione, una copia del menù stampato in formato A5.
Nonostante l’estrema semplicità non sono mancati quei dettagli che hanno dato alla tavola il nostro tocco personale. Per richiamare quell’idea di picnic da cui eravamo partiti ho scelto, al posto di una mise en place più classica, di avvolgere le posate in centrini di carta e di tenerle strette con un fiocco fatto con strisce di stoffa a pois strappate (e quindi un po’ rustiche). Ho aggiunto, quindi, tra gli antipasti caldi, la sorpresa di un piccolo cestino da picnic realizzato con confezioni biodegradabili che custodivano assaggi di quiche, crostini e frittatine in monoporzione appoggiati su un tovagliolo a pois fucsia. Un’idea che ha fatto levare un unanime “ohhh” di stupore.
Qui e là ho messo, sempre in barattoli Quattro Stagioni, mazzetti di fiori bianchi – piccole margherite e rametti di fiori di cera – preparati in modo da sembrare appena raccolti da un campo. Con gli stessi fiori e e sullo stesso stile ho realizzato il mio bouquet che ho poi tenuto insieme con una striscia di iuta e un fiocco di spago grezzo. Dopo un’affannosa ricerca – andata a vuoto – per un fioraio che volesse dedicarsi a un allestimento così semplice (che a quanto pare è troppo poco costoso e quindi risibile) ho acquistato i fiori direttamente al mercato centrale di Torino e preparato tutto il giorno prima, tenendoli in acqua fredda e ghiaccio per evitare che sfiorissero.
Bomboniere e confetti
La scelta delle bomboniere è stata tanto banale quanto inusuale. Volevo evitare i classici oggetti inutili che si utilizzano in queste occasioni e che finiscono, quando va bene, a prendere polvere da qualche parte e allo stesso tempo desideravo lasciare ai presenti un ricordo nostro. La scelta per noi, amanti del buon cibo, non poteva che ricadere su un oggetto da cucina. Ho voluto i cucchiai in legno di Sass&Bell, sul cui manico erano intasiate le frasi “Enjoy the little things” e “Happiness is homemade“. Li ho acquistati direttamente dal loro sito.
Ad ogni cucchiaio ho legato una cartolina con una ricetta realizzata e fotografata da me e stampata dal sito di Moo.com. Per trasportarli ed esporli con comodità ho messo i cucchiai in un pentolone di alluminio di quelli utilizzati per la conserva di pomodoro che per l’occasione ho fatto rivestire da mia suocera – che mi ha aiutata per questa e altre mille cose – con la solita stoffa a pois. Insolito ma di grande effetto.
Niente confetti, infine, anche questa una scelta controcorrente. Non ci piacciono quelli classici alla mandorla e già ce li immaginavamo a invecchiare in qualche strato di tulle fino a perdere completamente colore e consistenza, e non apprezziamo nemmeno quei confetti più moderni, ripieni di sciroppi dai gusti incerti. Caramelle, invece. Abbiamo scelto le caramelle che amiamo di più, quelle di Pastiglie Leone.
Abbiamo messo a disposizione degli ospiti svariati chili di violette, ghiaia del po, fragoline fondant, ginevrine, bottoni Senateur e altre bontà, li abbiamo armati di palette, proprio come quelle con cui si raccolgono le caramelle alla fiere – acquistate per pochi euro su Amazon – e li abbiamo invitati a riempirsi a volontà i loro sacchetti di carta, chiusi poi con un adesivo uguale a quelli preparati per le partecipazioni.
Anche il classico bigliettino ricordo con nomi e data è stato sostituito da una bella scatoletta di Pastiglie Leone personalizzata (tramite l’apposito servizio offerto dall’azienda) con la mia illustrazione. Hanno apprezzato tutti, grandi e piccini e nessuno ha sentito così forte la mancanza delle tradizioni.
Le fotografie
Alle foto hanno pensato i tanti amici, alcuni anche talentuosi amatori, con smartphone e macchine fotografiche, per quelle ufficiali, invece, abbiamo voluto Fabrizio e Filippo di Ovocubo Photography a cui abbiamo chiesto di realizzare qualcosa di più simile a un reportage che a un classico servizio di matrimonio. Una volta selezionati gli scatti faremo stampare le foto su carta fotografica in formato 10x15cm con una rifinitura bianca e le custodiremo in una scatola di legno. Non abbiamo voluto l’album, certi che, come tutti gli altri, sarebbe finito in qualche armadio o in cantina e lì dimenticato.
Come è andata?
Ha fatto un gran caldo, era umidissimo, ho sudato anche l’anima, mi si sono gonfiati i piedi, mi si sono staccate le ciglia finte così tante volte che a un certo punto le ho tolte e ciccia, ho dimenticato da qualche parte il bouquet, ci siamo scordati la playlist trashona che avevo fatto per ballare, ci siamo sporcati i vestiti, ci siamo fatti le foto con le ciabatte e le facce sfinite, ho dovuto sbrogliare qualche impiccio e qualche dimenticanza e la torta ha rischiato di non arrivare per un guasto al furgone frigorifero ma – e non è poco- non sono piovuti meteoriti, non c’è stata una castrofe nucleare e non abbiamo dovuto scongiurare una minaccia aliena, contro ogni mia previsione.
È stato un giorno pieno di emozioni che mi hanno chiuso lo stomaco e aperto il cuore. Mi sono goduta i sorrisi sinceri, gli abbracci, le persone (e il vino), ero serena e felice, lo eravamo entrambi, forse lo eravamo tutti. È stato bello, ad un certo punto, allontanarsi un po’ per guardare, tutto in una volta, quello che mi era sembrato impossibile da fare e invece era lì.
Anche se spesso il mio essere metodica e precisa nell’organizzazione mi vale qualche presa in giro è stato anche la risorsa più preziosa a cui attingere per pianificare e progettare ogni dettaglio della cerimonia ed è statp fondamentale per ottenere il risultato che desideravamo. La scelta di fare tutto da sola è stata dettata non solo da ragioni economiche ma anche da quelle del cuore: entrambi volevamo per questo matrimonio una festa così nostra che nessun altro avrebbe potuto accontentarci.
Non ho voluto delegare nessuna decisione, ho cercato aiuti solo di tipo pratico e anche qui ho faticato a trovare una persona che mi stesse dietro. Ho preteso molto ma ho anche sempre dato istruzioni precisissime, è stato difficile trovare interlocutori ugualmente scrupolosi. Organizzare da sola questa festa ha reso tutto più faticoso del necessario ma, me lo voglio riconoscere, è stato soprattutto questo a fare la differenza, non solo per me ma anche per tutti quelli che hanno partecipato e che hanno condiviso e amplificato la nostra gioia.
Per sposarsi basta l’amore, e niente di tutto questo era davvero necessario, ma è stato indispensabile per fare del nostro per sempre un po’ più di una firma su un registro e il ricordo di un prato a pois pieno di felicità.