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Ashure, il budino di Noè

Scritto il 6 Dicembre 2020 2 commenti

Per la ricetta di oggi ho scomodato una persona a cui voglio molto bene e che è il mio punto di riferimento per consigli letterari ma soprattutto per chicche di bellezza quotidiana: Valentina Aversano, SignorinaLave, su Instagram e Twitter.

Vale lavora nella comunicazione di una casa editrice, tiene un gruppo di lettura a Roma – Strategie Prenestine – che io mi trasferirei solo per andarci con lei. Ha inventato i #trefattidioggi, un esercizio quotidiano di osservazione, riflessione e condivisione che leggo e seguo anche nei periodi in cui ho meno voglia di partecipare, perché, dietro all’hashtag, in special modo su Twitter, si è creata una bellissima community di persone pazzesche che sono felice di aver conosciuto. In più Vale scrive Basilico, una delle mie newsletter preferite.

Insomma, tutta questa presentazione per spiegare che se mi sono rivolta a lei avevo i miei motivi e sapevo che avrebbe saputo stupirmi e stupirci. A Vale ho chiesto una ricetta “letteraria”, cioè un piatto, tirato fuori da un libro da leggere, non da un ricettario di cucina, che valesse la pena di preparare, fotografare e poi immergersi, un mondo alternativo, come solo i libri sanno offrire, e un’idea per le letture del periodo delle feste. Ecco il suo consiglio:

Quando Valentina mi ha chiesto di scegliere un libro per il suo Calendario dell’Avvento, sono impazzita dalla gioia. Mi sono detta: Ah, finalmente racconterò uno dei miei libri della vita, finalmente potrò consigliare quel libro che proprio chiunque dovrebbe leggere. Poi è arrivata la seconda ondata.

Ho passato l’estate a ripetere a mio marito L’inverno non potrà mai essere brutto come il primo lockdown, vero? Adesso mettiamo le mascherine, il gel, teniamo le distanze, sappiamo cosa ci aspetta… ce la possiamo fare, vero?

Me li immaginavo diversi, questi mesi. Quando mi sono accorta di essere stata troppo ottimista, è come se mi fosse caduta in testa una tegola di stanchezza. Tutto mi è sembrato più faticoso, rallentato: anche i pensieri più semplici e le piccole cose da fare sembravano montagne da scalare a mani nude.

Anche leggere è diventato difficile: mi sono sforzata di non abbandonare un romanzo che avevo iniziato da poco e intanto mi dicevo Appena torno a ingranare ripenso ai libri della vita e ne scelgo uno per il progetto di Valentina.

Poi è successo che quel romanzo, iniziato un po’ distrattamente, si è rivelato una di quelle letture capaci di scaldarmi il cuore: un po’ come la zuppa calda che ti consola quando arriva il freddo vero dell’inverno.

La bastarda di Istanbul di Elif Shafak (BUR Rizzoli, traduzione di Laura Prandino) racconta di donne che cercano di capire chi sono: c’entrano i legami col passato, i segreti e tanto, tantissimo cibo.

Armanoush e Asya sono diverse: un’americana alla ricerca delle proprie radici armene e una turca arrabbiata con il mondo. Eppure si scopriranno amiche e scioglieranno un nodo che le lega, facendoci affezionare a tutte le donne che animano le loro complicate famiglie.

Gli odori, i suoni e i sapori di Istanbul sono i veri protagonisti di questo romanzo: è tutto così vivido e invitante da riuscire a farti sentire davvero altrove. E poi si cucina sempre e le protagoniste si ritrovano spesso a tavola a parlare di tutto e di niente, tra le nonne, le zie e le mamme che vanno e vengono con vassoi sempre pieni e bicchieri di tè, con la televisione accesa e le voci della strada che si mescolano alle chiacchiere e riempiono le stanze.

Pagina dopo pagina, mi sono aggrappata a questa storia perché è riuscita a farmi dimenticare tutto il resto, almeno per un po’: me l’ha consigliata il mio libraio quando la scorsa estate sono passata a trovarlo per chiedergli letture che mi facessero volere bene al genere umano (so che può sembrare una richiesta strana, ma Alessio della libreria Il Mattone di Centocelle a Roma è magico: lui non sbaglia mai). Il momento giusto per leggerla non è arrivato subito, ma proprio quando mi serviva di più: forse mai come quest’anno abbiamo bisogno di storie che ci coccolino un po’. Questa ve la consiglio davvero.

Così ho preparato una ricetta che mai avrei potuto immaginare e che, poi mi sono documentata: l’ashure pare essere il dolce più vecchio del mondo, è per quello che si chiama anche “budino di Noè” – sì, proprio il Noè dell’arca. È un pudding di cereali, legumi e frutta secca di origini turche, insomma, pur non essendo un piatto tipico del Natale risulta poi, per colori e profumi, essere perfetto. Anche in Turchia si prepara durante la stagione più fredda.

Se l’idea di un dolce come questa può, inizialmente, apparirci strana, è preparandolo che ci si accorge quanto simile sia a molti piatti che conosciamo. Qui il riso viene usato come amido per il budino, un po’ come si fa col nostro risolatte, tipico dell’Italia del nord, il grano con la frutta secca e la melagrana, non poteva, invece, che rimandarmi al grano cotto pugliese, questo proprio per ricordarci di quanto, in realtà, confini e diversità siano molto più labili di quanto crediamo.

Il profumo di questo dolce è come un elisir, è stato come immergersi completamente in un’atmosfera in parte nuova e in parte così confortevole da sembrare casa. Probabilmente non è la ricetta più scontata da trovare dentro un calendario dell’avvento ma spero che, in qualche modo, il suo odore sappia trovarci uniti ad affrontare un Natale che sarà diverso dal solito, proprio come questo budino.

Ashure, il budino di Noè

Ashure

Ingredienti

  • 1/2 tazza di ceci
  • 1 tazza di grano in chicchi
  • 1 tazza di riso
  • 1 tazza e 1/2 di zucchero
  • 1/2 tazza di nocciole tostate
  • 1/2 tazza di pistacchi sgusciati e tostati
  • 1/2 tazza di pinoli
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1/3 tazza di uvetta
  • 1/3 tazza di fichi secchi
  • 1/3 tazza di albicocche secche
  • 1/2 tazza di scorze d’arancia
  • 2 cucchiaini di acqua di rose
  • Per la decorazione
  • 2 cucchiaini di cannella
  • 1/2 tazza di mandorle a lamelle
  • 1/2 tazza di semi di melagrana
Ashure
Ashure

Procedimento

La maggior parte degli ingredienti va messa a bagno il giorno precedente, come segue:
Lava accuratamente ceci, grano e riso e poi lasciali in ammollo tutta la notte, in ciotole separate.

Immergi fichi, albicocche e scorze d’arancia in acqua calda per mezz’ora poi scola tenendo da parte l’acqua di ammollo. Taglia tutto in pezzetti, mescola con l’uvetta e tieni da parte.

Cuoci i ceci con circa 4 l di acqua fredda. Porta a ebollizione, senza salare, e cuoci a fuoco medio per circa un’ora. Intanto porta a ebollizione 750 ml di acqua e cuoci grano e riso a fuoco basso per un’ora, continuando a mescolare, fino a quando il composto sarà morbido.

Aggiungi l’acqua di ammollo delle albicocche e dei fichi, lo zucchero, le nocciole spezzettate, i pistacchi e i pinoli nella pentola e fai bollire tutto per mezz’ora, continuando a mescolare. Il composto deve diventare denso e spesso, come una zuppa.

Unisci la vaniglia, l’uvetta, i fichi, le albicocche, i ceci e le scorze d’arancia e cuoci per altri 20 minuti. Spegni e unisci l’acqua di rose.

Fai raffreddare a temperatura ambiente, servi spolverando di cannella e guarnendo con mandorle e semi di melagrana.

Commenti

Salvato in: Dolci al cucchiaio, Dolci e dessert, Natale, Piatti vegani, Senza latte, Senza uova Ingredienti: Acqua di rose, Albicocche secche, Arancia, Ceci, Fichi secchi, Grano tenero, Mandorle a lamelle, Melagrana, Nocciole, Pinoli, Pistacchi, Riso, Uvetta, Vaniglia, Zucchero

Valentina

Creo, cucino, fotografo, scrivo. Sono una web writer, food stylist e fotografa freelance.
Amo il cioccolato nocciolato, camminare a lungo, la letteratura per ragazzi e i gatti rossi. Credo nei carboidrati, nella felicità e nell'organizzazione.
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Mini cream tarte salate »

Trackbacks

  1. Diario di una lettrice: i libri di novembre e dicembre | SignorinaLave ha detto:
    30 Dicembre 2020 alle 16:27

    […] questo romanzo che mi ha fatto bene in un momento particolare, quello della seconda ondata: l’ho raccontato qui, ospite del Calendario dell’avvento di Valentina […]

    Rispondi
  2. Tutti i libri più amati del 2020: una lista | SignorinaLave ha detto:
    8 Gennaio 2021 alle 07:01

    […] La bastarda di Istanbul, Elif Shafak, BUR Rizzoli – traduzione di Laura PrandinoAl mio libraio nel 2020 ho chiesto soprattutto letture che mi facessero volere bene al genere umano: tra i suoi consigli ha vinto questo romanzo perché mi ha aiutato a uscire dal blocco mentale della seconda ondata, risvegliando in un colpo solo testa, gusto e olfatto. Ne ho scritto qui . […]

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Valentina Masullo
Sono abituata a pensare alla vita e al cibo come a Sono abituata a pensare alla vita e al cibo come a qualcosa di fluido, difficile da incasellare. Sono - siamo - cambiamento costante, anche quando non ce ne accorgiamo, quindi come potremmo etichettarci? Io non sono una che ha mai amato la carne, però adoro da sempre le frattaglie, vado pazza per i formaggi ma non toglietemi i broccoli.  Potrei definirmi reducetariana, per il tipo di abitudini che ho da qualche anno, ma non mi sento di stare dentro a un contenitore. Così ho riflettuto a lungo prima di condividere qui, con voi, il mio #veganuary. Volevo che arrivasse l'idea che si possono aggiungere dei piatti interamente vegetali alla nostra dieta senza necessariamente fare sacrifici, che provare nuovi ortaggi è una ricchezza, che i piatti vegetali non sono per forza tristi (e neanche sani!) e soprattutto ci tenevo a raccontare, in pratica, che si può fare cucina vegetale anche senza precotti, senza ingredienti strani ed esotici e praticamente senza soia. In questi 20 giorni abbiamo preparato insieme dei fantastici ravioli cinesi, che vi sono piaciuti un sacco, zuppe, vellutate, confortanti paste e fagioli, burger di cereali e questo spezzatino, pazzesco anche senza un solo grammo di derivati animali.
Grazie per esserci stati, per aver accolto questa condivisione così positivamente, per l’entusiasmo, per aver fatto domande e per aver portato i vostri contributi. Il veganuary non è che un pretesto per sperimentare e capire, per empatizzare con certe scelte e smettere di giudicarle e per provare a creare nuove abitudini, ricette e sapori da portarsi dietro per il resto dell'anno.
A 1/3 di cammino dalla fine, con i DM intasati di foto delle mie ricette veg nelle vostre cucine, posso dirmi felice di essere stata la scintilla di questo piccolo cambiamento, di aver ispirato una visione diversa della cucina in verde e soprattutto di aver portato un modo nuovo di cucinare tra i vostri fornelli, aderendo alle vostre richieste e provando a darvi nuove ispirazioni, mettendomi nei vostri panni, senza volervi insegnare come cambiare il mondo ma provando a farlo insieme, adesso ❤️
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La ricetta dello spezzatino di funghi è sul blog, link in bio 👉🏻 @valefatina
Il giorno del mio compleanno, da che abbia memoria Il giorno del mio compleanno, da che abbia memoria, è un giorno che mi appartiene, in cui posso fare ciò che desidero e in cui mi dedico tempo e cura e un dolce, ovviamente. Il dolce del mio compleanno è diventato un rito, qualcosa  a cui penso con mesi di anticipo, è un progetto lento fatto di desideri e voglie, di auto ascolto, soprattutto. L'idea che per un giorno all'anno, almeno, io possa sentirmi meno travolta dagli eventi, meno impegnata a giudicarmi e a condannarmi a fare di più, meno presa da tutto quello che non so e non posso fare è una tale luce che, per il mio compleanno, mi concedo spesso di fare quello che non so fare, di sbagliare e riprovare. Così questo paris-brest al cioccolato con croccante di nocciole sarebbe stato il dolce del mio compleanno di ieri, se distratta, non avessi sbagliato completamente la cottura della pasta choux e non avessi dovuto rifare tutto. Avrebbe potuto essere subito, ma in fondo, questa volta, il regalo è stato avere (quasi) due giorni per me. E forse quando ti avvicini così pericolosamente ai quaranta come me, più luce è quello che serve. E serve zucchero a velo, quello sempre, abbondante, su tutto.
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La ricetta del paris-brest al cioccolato con croccante di nocciole è sul blog, al link in bio 👉 @valefatina
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Valentina, 39 anni oggi. Ma potrebbero essere 390 Valentina, 39 anni oggi. Ma potrebbero essere 390 perché è giovedì sera e al giovedì sera l'artrite mi morde forte. Artrite, appunto, psoriasica, come compagna di vita da molti anni. Una passione smodata per tutto quello che si mangia, fin dal principio dei tempi, che poi è il motivo per cui una decina d'anni fa ho smesso di mangiare surgelati e mi sono messa persino a cucinare. Cucinatrice anarchica, rimescolatrice di cambiamenti e rivoluzioni, impastatrice di desideri e fotografa per lavoro, perché a noi che facciamo tante cose ci piace il pensiero di poterlo fermare, qualche volta, il tempo. Fotografo il cibo perché le persone si muovono.
Motivatrice di orchidee e cactus, sferruzzatrice di cappellini, maglioni e coperte, acquerellatrice senza talento, camminatrice di parchi e giardini botanici. Dei miei viaggi mi ricordo sempre il sapore.
In una vita passata devo essere stata un topolino, perché in questa amo il formaggio come chiunque altro potrebbe amare un regalo prezioso. Per fortuna di essere come gli altr* non me n'è mai importato molto perciò, davanti al mio Cartier di Stilton (che è chiaramente il cibo degli dei), buon compleanno a me, cento di questi formagg... ah no, ma sì dai! 🧀🥳🥂
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Il vassoio è un regalo di mio marito, acquistato da @latteriabera ❤️
Non sto vedendo le amiche, gli amici e i parenti, Non sto vedendo le amiche, gli amici e i parenti, non sto uscendo, neanche per la spesa (e qui devo farmi pat pat per aver creato una mia rete di banchi al mercato che conosce anche mio marito), non sto organizzando nulla che non sia il lavoro delle prossime settimane ma ehi, è gennaio, ed è il mese della cucina vegetale. Non sarà esattamente una vida loca, ma pure questo giocare a mangiare in modo diverso ha un suo perché, specialmente quando fai cose buone, in tutti i sensi. Il cibo è rivoluzione quotidiana e se dentro un pentola puoi cambiare il mondo, anche quella è un’avventura 🌍 ❤️🌈
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La ricetta degli stick di ceci con il ketchup fatto in casa è sul blog, al link in bio 👉🏻 @valefatina 
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Noi oggi stiamo insieme da 10 anni (DIECI 😱) e Noi oggi stiamo insieme da 10 anni (DIECI 😱) e siamo ancora qui a chiederci come sia possibile che il tempo sia passato così in fretta. Insieme siamo andati al mare, in montagna, al sud e al nord ma soprattutto, insieme, siamo andati avanti, siamo cresciuti, ci siamo sorretti e sospinti, quando è stato necessario. Abbiamo preso decisioni complicate, fatto scelte impopolari e anche qualche colpo di testa. Siamo due teste dure e non potremmo essere più simili e più diversi, ed è forse questa la nostra più grande risorsa. Abbiamo discusso di tutto e riso di niente, come fanno i bambini, abbiamo fatto le regole, come fanno gli adulti. Non abbiamo mai parlato di futuro ma lo abbiamo sempre costruito, un giorno per volta. Abbiamo progettato di vivere a Berlino, a Edimburgo, a Londra, a New York e poi abbiamo comprato casa a Torino. Potremmo andare ovunque, tu e io, ora lo sappiamo, ed è per questo che abbiamo scelto di restare. Perché non conta dove appoggi il dito su una cartina ma chi ti tiene stretta la mano mentre lo fai. Conta trovarsi a casa, non importa dove, insieme a te ❤️
Alla resa dei conti non è che mi paia così neces Alla resa dei conti non è che mi paia così necessario fare i conti. Vale di più aver comprato casa o una pandemia globale? Quanti punti aggiunge al bilancio l’essere stata sempre in ritardo su quello che facevano tutti? E quanti ne toglie la capacità di rialzarsi, nonostante la mancanza di prontezza? Insomma io non lo so e non ho neanche voglia di mettermi a fare la trigonometria con la vita. Avrò trentanove anni tra 14 giorni, questa è la mia faccia sbattuta da troppa stanchezza, con la fascia per coprire i capelli sempre pazzi, coi piedi per terra anche quando i piedi mi fanno male. Non sono stata brava e neanche cattiva ma credo ancora a Babbo Natale, credo all’anno nuovo e credo in me, anche quando mi sembra di non farcela granché.
E questo vi auguro per il 2021: poche cose, ma abbastanza importanti da valere anche senza mettersi a contare. Buon anno, buon domani, buon futuro ❤️🌈🌟
Chiudere le #coccoledinatale è un’esperienza a Chiudere le #coccoledinatale è un’esperienza a metà tra la disperazione e la liberazione. In 24 giorni fai in tempo ad abituarti e affezionarti. Diventa parte di me il controllare che tutto sia partito, che Mailchimp abbia fatto il suo dovere, che il blog non sia andato in crash, e ancora prima preparare le ricette e, a ritroso, pensarle, scegliere, scartarle. È un frullatore - nel senso che mi fa sentire come se ci stessi dentro - eppure quando arrivo in fondo, un attimo dopo aver tirato il fiato, non riesco a non pensare “e domani?”. Ho riempito questi due giorni di “vuoto” con molta musica natalizia, molti acquerelli, molti film, molto lavoro a maglia, un numero decente di passi, un numero indecente di calorie e un numero infimo di ore di sonno. Ora è il momento di dire grazie. Mi piacerebbe farlo personalmente, mi piacerebbe che ci fossero abbracci e baci veri, ma cercherò comunque di includervi tutt* qui:
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- 2471 volte grazie per aver risposto a quelle email
- centinaia di volte grazie per i DM ricevuti su Instagram ogni giorno
- un numero inimmaginabile di volte grazie per aver dato un valore enorme alla fatica che questo progetto inevitabilmente richiede.
Grazie per esserci stat* per la prima volta e per esserci da sempre, grazie per le ricette ricevute, per il supporto, per la presenza, per l’affetto, per le belle parole e per la condivisione di pensieri, riflessioni e preparazioni. La cucina ha questo potere qua, di tenerci tutti insieme e allora teniamoci stretti ancora per un attimo ❤️
.
L’ultima piccola gallery (swipe verso sinistra per sfogliarla) riassume le ultime otto ricette di questo Natale. 364 giorni al prossimo 🌟🎄❤️
Per quanto diverso, per quanto inconsueto, per qua Per quanto diverso, per quanto inconsueto, per quanto strano, per quanto più, per quanto meno, per quanto troppo o troppo poco, buona vigilia di Natale. C’è poco di giusto da dire in un Natale così ma, comunque vada, prendetevi il tempo di viverlo, concedetevi tutte le emozioni possibili, non sentitevi sbagliat* o inadeguat*, riposate, abbiate cura di voi ❤️
La vera verità è che ho mille foto di biscotti e La vera verità è che ho mille foto di biscotti e zero cose da dire quindi: biscotti! Che comunque qualche volta - specialmente quando è quasi Natale - sono l’unica cosa che serve, dai 🎄❤️🌟 
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