L’UNEP Food Waste Index Report pubblicato nel 2021 parla chiaro: ogni anno nel mondo vanno sprecati 931 milioni di tonnellate di cibo e l’Italia non è un esempio virtuoso con i suoi 67 kg di cibo all’anno sprecati per ogni abitante.
Tendiamo a pensare che questo spreco avvenga soprattutto nella catena di distribuzione, al contrario, ben più della metà degli alimenti gettati via – il 61% – proviene dalle nostre case, il 26% arriva dalla ristorazione e il 13% dalla rivendita al dettaglio. Insomma, per quanto quei video che spesso sono andati virali, in cui si vedono le grandi catene gettare via pane o altri alimenti, ci facciano sentire meno responsabili, a operare il maggior cambiamento, in negativo o in positivo, siamo noi, i consumatori.
Perché lo spreco alimentare è un problema?
Ma io cibo lo pago, se poi lo getto via non è un problema mio? No. Lo spreco alimentare, anche quello generato dai singoli è un problema globale sotto moltissimi aspetti.
L’impatto ambientale del cibo sprecato è più che significativo. Le emissioni di C02 generate dalla produzione di alimenti che risultano inutilizzati, dal loro trasporto e dal successivo smaltimento causano inquinamento atmosferico quasi quanto ne producono Stati Uniti e Cina. Una quantità di gas serra che contribuisce in maniera importante al riscaldamento globale e che, se si riuscisse a evitare, ci permetterebbe di rallentare questo processo ormai in atto da anni e sempre meno reversibile.
La produzione di cibo sprecato contribuisce poi a impoverire le risorse di acqua del pianeta, generando così un inasprimento della crisi idrica che sta già producendo danni ambientali e umani enormi.
L’eccesso produttivo di cibo non utile è causa di impoverimento dei suoli e deforestazione. È stato calcolato che un’area grande tre volte l’Europa sia destinata alla coltivazione di cibo che non sfamerà nessuno. I suoli, così sfruttati e prosciugati delle loro risorse, smetteranno di essere fertili destinandoci a un lungo periodo di scarsità di risorse alimentari per impossibilità di rinnovarle.
L’impatto è inoltre economico, non solo nella misura dei 2,6 trilioni di dollari che ogni anno costa lo spreco alimentare ma anche perché l’eccesso di cibo acquistato contribuisce a una crescita importante della domanda e quindi anche a un aumento di prezzi generalizzato, per compensare il quale si andranno a erodere i già pochi guadagni di piccoli produttori e del personale di manovalanza che occupano il posto più in basso nella filiera, nonostante ne siano attori fondamentali.
Infine il problema è di natura etica. Tutto quanto menzionato sopra, infatti, contribuisce ad aumentare la scarsità di cibo nei paesi a basso reddito o in via di sviluppo e anche nelle fasce di popolazione più povere nei paesi occidentali, causando fame, malnutrizione e patologie legate a scarsità di nutrienti.
Come si può ridurre lo spreco alimentare?
Piccoli gesti che possiamo introdurre nella nostra routine quotidiana possono aiutare ad aumentare la sensibilità verso questo problema e contribuire significativamente a ridurlo. Non si tratta di fare la rivoluzione da soli ma di mettere in moto un meccanismo diffuso che può davvero cambiare le cose.
Pianificare la spesa
A costo di essere ripetitiva anche all’infinito: il menù settimanale non è solo uno strumento organizzativo ma anche economico ed ecologico. Sapere cosa andremo a mangiare, infatti, ci permette di pianificare con anticipo la spesa e di acquistare solo ciò che siamo certi di utilizzare. Il modo più efficace per non buttare via cibo, infatti, è non acquistarne in eccesso. Fare una spesa, settimanale o quindicinale con regolarità, inoltre ci aiuta a non stipare frigorifero e dispensa e a evitare che barattoli, scatolette e vasetti finiscano dimenticati sul fondo.
Controllare le etichette
Una spesa pianificata ci consente anche di porre maggior attenzione a ciò che stiamo acquistando e di verificare l’etichetta in modo da comprare alimenti che non scadano prima di quando dovremo consumarli. Inoltre è utile tenere sotto controllo le etichette dei cibi che abbiamo in frigorifero e in dispensa per poter pianificare i pasti (ciao menù, ma non dovevamo vederci più?) in modo da utilizzare per primi quelli più prossimi al deperimento.
Porzionare il cibo
Un piano alimentare equilibrato – non per forza ipocalorico – prevede sempre che il cibo sia porzionato. Non occorre cucinare sempre in eccesso o abituarsi al bis quotidiano. Imparare a cucinare secondo queste razioni, facendo riferimento al proprio piano alimentare o alle porzioni consigliate dall’Istituto Superiore di Sanità evita un esubero indesiderato di cibo che facilmente finisce per essere gettato via, aggiungendo allo spreco anche quello delle risorse utilizzate per la preparazione.
Occuparsi degli avanzi
Laddove dovesse capitare – ma come dicevo qualche riga più su, sarebbe meglio evitare che diventi un’abitudine – di avere degli avanzi è importante non trascurarli e occuparsi della loro conservazione ed eventuale trasformazione.
Il cibo avanzato deve essere riposto con cura. Se si tratta di cibo fresco e il programma è quello di inserirlo nel piano dei pasti a breve termine (non oltre i 2 giorni), mettiamolo in frigorifero in un contenitore chiuso, per evitare la proliferazione di muffe o batteri. Il cibo secco, invece, può essere conservato a temperatura ambiente, sempre in contenitori coperti che lo tengano al riparo dalla polvere che si forma quotidianamente nelle nostre case e da altri agenti volatili (a questo scopo io utilizzo dei pratici copri ciotola che ho cucito seguendo questo tutorial). Gli avanzi che vogliamo mettere da parte per pasti futuri possono essere congelati in contenitori ermetici. Ciò che sappiamo di non poter consumare può essere condiviso con eventuali ospiti, con i vicini di casa o con i colleghi di lavoro: un atto di gentilezza può essere parte del cambiamento.
Utilizzare ogni parte commestibile del cibo
Ci siamo abituati – per mancata conoscenza o solo per pigrizia – a gettare via moltissimo di frutta, verdura, carne e pesce, considerando scarti le parti meno nobili che invece sono davvero molto utili in cucina. Il ciuffo delle carote, il gambo dei broccoli e dei carciofi, le bucce delle patate, le parti dure degli asparagi ma anche le lische di pesce, i carapaci dei molluschi e ossa e frattaglie sono ingredienti ancora molto preziosi nella nostra cucina. Brodi, creme, vellutate ma anche piatti ricchissimi se ne possono ricavare. Lascio di seguito una piccola selezione di ricette che ho pubblicato su questo blog ma prima, se volessi approfondire l’argomento, ti consiglio due testi utilissimi. Uno è Tutto fa brodo. Dagli scarti alle scorte di Lisa Casali, l’altro è invece un bellissimo libro edito da Quinto Quarto che è un vero e proprio viaggio nella cultura gastronomica tradizionale italiana e si chiama Scarti d’Italia.
Ecco le ricette con gli scarti che ho pubblicato in questi anni:
Non usare il cibo come cosmetico
Negli anni ’90 andavano di gran moda le rubriche sulle riviste femminili, oggi ci pensano influencer e social network a diffondere cattive abitudini “naturali” e “fatte in casa“. Banane mature, yogurt, miele, olio extravergine e altre verdure o frutti non hanno alcun potere cosmetico se applicate sulla pelle e utilizzare il cibo a questo scopo produce spreco e incentiva un mancato rispetto per le materie prime alimentari. Inoltre si tratta di un comportamento poco sicuro per la salute, perché alcuni ingredienti, che mangiamo senza problemi, potrebbero causare a livello topico irritazioni o reazioni potenzialmente pericolose. Ancor più pericoloso è utilizzare come maschere o impacchi alimenti scaduti che potrebbero essere quindi contaminati da batteri o altri patogeni non sempre rilevabili a occhio nudo.
Chiedere la doggy bag
Quando si pranza o cena fuori casa si è spesso incentivati a ordinare molti piatti senza tenere conto di quanto riusciremo davvero a mangiare. È umano e comprensibile: anche io spesso vorrei assaggiare tutto quello che c’è sul menù. Va bene ordinarlo ma, se dovesse avanzare, facciamocelo impacchettare e portiamolo a casa. Avremo bella che pronta la schiscetta o la cena del giorno successivo e avremo – comodamente – salvato del cibo ancora ottimo destinato alla spazzatura.
Aderire alle reti di salvataggio del cibo
Per tutto c’è una app, recitava circa 10 anni fa lo spot di uno dei primi smartphone sul mercato, e non potrebbe essere più vero adesso. Insieme a giochini vari, app di messaggistica di ogni tipo e quelle per le grafiche raccapriccianti, abbiamo anche la possibilità di utilizzare i nostri dispositivi per attivare delle vere e proprie reti di salvataggio del cibo. Negli ultimi anni ne ho provate diverse e mi sento di consigliare senza remore sia TooGoodToGo che Babaco Market. La prima permette di acquistare presso gli esercenti aderenti dei pacchetti a un prezzo molto competitivo di prodotti freschi o in prossima scadenza ma ancora in ottimo stato. La seconda, invece, propone delle box di prodotti agricoli variabili, a seconda di disponibilità e stagione, che vengono salvati dal macero al quale sarebbero andati destinati per via di difformità estetiche che non li rendono meno buoni ma che li lasciano fuori dalla catena di distribuzione del cibo.
Controllare i rifiuti
Oltre a differenziare correttamente i rifiuti sulla base delle regole del tuo comune (ti segnalo la app Junker che è molto utile a questo scopo) è molto utile tenere d’occhio la quantità e il tipo di rifiuti che produci. Se noti che ci sono prodotti che puntualmente acquisti e getti via senza aver consumato forse è il caso di eliminarli dalla tua lista e variare le tue abitudini. Se compri il pack da sei vasetti di yogurt e due li getti sempre via, magari puoi acquistarne meno, se c’è una parte della carne che finisce sempre nel secchio forse potrebbe essere il caso di provare tagli diversi, magari meno economici ma di cui puoi ridurre il peso e mangiare nella loro interezza. Se butti via metà del sacco da 2 kg di patate ogni settimana, perché germogliano in fretta, puoi provare a cambiare la loro collocazione, cercando un posto meno umido, oppure puoi prenderne di meno per evitare che accada.
Insomma non si tratta di stravolgere la vita che facciamo – che è frenetica e complicata a sufficienza – ma di razionalizzare le risorse alimentari e la loro gestione ed evitare una perdita rilevante di soldi. Ciò che infatti ho tenuto come ultimo promemoria da lasciarti è che ogni alimento gettato via è un costo che incide direttamente anche sul tuo portafoglio. Una maggiore attenzione non solo contribuisce a migliorare la situazione globale ma anche a lasciarti in possesso di maggiori risorse economiche di cui godere in modi più proficui.